"Il nobilissimo ufficio di educare altrui"

In un panorama normativo molto articolato, e in continua evoluzione, la Legge Lanza del 20 giugno 1858 decretò l'istituzione delle Scuole normali. La Provincia di Bologna, con delibera consiliare del 24 ottobre 1860, diede vita a una propria Scuola normale maschile, assumendone i relativi oneri finanziari, nella consapevolezza di quanto fosse importante garantire una buona cultura ai maestri elementari e contrastare, negli anni a ridosso dell'unificazione, il dilagante analfabetismo. 

Ogni qual volta si vuole migliorare l'insegnamento in un paese, e condurlo a servire ai bisogni ed alle condizioni del popolo che tanto sono variabili e mal ferme, non è ragione certo di prendersi affanno a moltiplicare leggi, regolamenti, libri, programmi e scuole; ma importa mettere ogni pensiero a preparare in serio modo degl' insegnanti. [...] Ond'è che base d'ogni bontà di studii fu e sarà sempre una scuola, la quale, bene ordinata ed operosa, metta ogni cura nel formare adatti insegnanti, e la quale contenga in sé tutti i germi di quella riforma che si vuol portare negli ordini educativi: senza questo provvedimento primissimo ogni altro fassi inutile, ed alcuna volta anche ridevole.

Con queste parole Adelfo Grosso, Direttore della Scuola normale maschile provinciale di Bologna, si rivolge alla Deputazione per ragguagliarla sui nobili scopi di questa istituzione. Alla persona di Grosso dobbiamo, oltre che una strenua difesa del ruolo degli insegnanti, anche la gestione dell'istituto e, probabilmente, la perfetta tenuta del suo archivio: le carte appaiono ben ordinate, e con l'ausilio dell'inventario ci si muove agevolmente tra di esse.
Adelfo Grosso inserisce, tra gli atti relativi alle disposizioni per l'insegnamento, i manifesti volti a promuovere l'istituto, a incrementare il numero delle iscrizioni e a pubblicizzare l'inizio dell'anno scolastico. Nel manifesto datato 8 novembre 1861 (Scuola normale maschile provinciale di Bologna, b. 6, fasc. 1861-62), si specifica tra l'altro la documentazione da allegare alla domanda di iscrizione alla Scuola normale maschile:

la fede di nascita, da cui risulti avere il richiedente compiuta l'età d'anni 16
l'attestato della Giunta Municipale del Comune o dei Comuni in cui ebbe domicilio per tre anni, che lo dichiari per la sua distinta moralità degno di dedicarsi all'insegnamento
il certificato d'un Medico comprovante che esso non abbia alcuna malattia od alcun difetto corporale, che lo renda inabile all'insegnamento.

I documenti richiesti per l'iscrizione sono conservati nei fascicoli personali relativi all'ammissione degli alunni; dalla busta 11 (relativa agli anni dal 1866 al 1869) possiamo trarre informazioni sull'allievo (nonché futuro maestro) Vito Seragnoli. Il fascicolo contiene diversi documenti, fra cui anche alcuni non richiesti: la domanda di ammissione stesa dal padre del ragazzo, il certificato di nascita e di battesimo, l'attestazione del Sindaco del Comune di residenza (Dozza) circa l'avvenuta vaccinazione contro il vaiolo, un attestato di buona condotta morale rilasciato dallo stesso Sindaco e un certificato di istruzione sottoscritto dal Sacerdote che, in Seminario, fece da maestro al ragazzo. A questi si aggiunge la licenza di terza elementare, rilasciata dal maestro della Scuola elementare maschile unica del Comune di Doccia (= Dozza):

Scuola Elementare Maschile Unica del Comune di Doccia

Si dichiara che il giovane Vito, figlio del vivo Battista Seragnoli, nativo di Doccia, ha frequentato regolarmente la terza Sezione elementare nell'anno scolastico 1864-65, e che avendo negli esami di promozione meritato punti 28 su trenta, è stato proclamato Idoneo, a norma dell'art. 49 del Regolamento approvato col R. Decreto settembre 1860.
Doccia, addì 13 ottobre 1869
Il Maestro della Scuola Unica
Il Sindaco

Ma in cosa consisteva l'istruzione di questi ragazzi? Come venivano adeguatamente preparati a diventare a loro volta maestri? Si conservano, per ogni anno, gli specchietti con gli orari delle lezioni, da cui si ricava l'elenco delle materie insegnate: morale, lingua italiana, religione, calligrafia, ginnastica, lettere italiane, storia e geografia, canto, lingua francese, pedagogia, aritmetica, disegno, geografia fisica, geometria, agricoltura, disegno, scienze fisiche, esercizi militari, esercitazioni pratiche, contabilità.
Tra le altre ritroviamo dunque la pedagogia, materia che si insegna tuttora nei corsi universitari, in particolare in quelli finalizzati all'esercizio della professione di educatore. Il programma del relativo insegnamento, tenuto nell'anno scolastico 1862-63, così recita (Insegnamento. Disposizioni, b. 6, fasc. 1862-63):

L'istruzione ministeriale 5 febbraio 1859 premettendo che l'insegnamento della pedagogia deve come tutti gli altri e più di tutti gli altri mirare ad uno scopo pratico, rammenta al professore ch'egli è chiamato non ad esporre teoriche più o meno ampie ed esatte, ma sì ad indirizzare gli allievi alla loro destinazione, ed a comprendere ed apprezzare i sani principii educativi che dovranno continuamente applicare nelle scuole. Da queste parole del ministro e dal programma legislativo 9 novembre 1861 è facile argomentare quale via debba in proposito tenere il professore, e quanto vadano errati e coloro che trasportano nelle scuole normali filosofiche disquisizioni e distinzioni sottili ed astruse e quelli che consigliano ridurre questo insegnamento ad un puro e cieco empirismo.

A evitare questi eccessi perniciosi e per conformarmi alle intenzioni di chi regge la pubblica istruzione io mi propongo quindi di chiarire in primo luogo il concetto dell'istruzione educativa, ossia che l'istruzione è mezzo di educazione;
di suggerire poscia le norme principali che debbono regolare qualunque istruzione ond'ella riesca efficacemente educativa;
di applicare in seguito i principii esposti ai vari rami d'insegnamento, agli esercizii scolastici, all'ordinamento della scuola, ai premii ed ai castighi e a quanto può riferirsi all'elementare insegnamento.
Il programma legislativo sarà così esaurito in tutte le sue parti.
[...] Alcuni principii della didattica vennero già esposti fin dallo scorso anno e mi saranno di efficace aiuto le esercitazioni pratiche nelle scuole elementari prescritte dal regolamento e la bontà del metodo seguito da' miei colleghi nelle loro lezioni.

Conformemente a questa concezione della pedagogia come scienza lontana sia da filosofiche disquisizioni e distinzioni sottili ed astruse sia da un puro e cieco empirismo, a partire dal quarto anno era previsto quello che anche oggi si chiama tirocinio. I ragazzi erano inviati nelle scuole del territorio provinciale, a supplire i maestri elementari di ruolo.
A questo proposito, all'interno della serie «Quarto anno. Tirocinio», si conservano i giudizi finali sugli alunni tirocinanti, espressi dai competenti organi scolastici; accanto a valutazioni più severe e critiche, leggiamo alcune lodi rivolte ad Aristide Marchetti (b. 24, fasc. 1868-69):

avendo in ogni classe dato luculenta prova di perizia e zelo non dissociati da una attitudine magistrale più presto naturale che acquisita, ondeché ha per la sua solerzia, assiduità ed affetto alla scuola, e per sollecitudini e cure poste in esperimenti parziali fatti fare dalla Direzione si è meritata la stima peculiare di lei, che a lode del vero lo reputa oltreché degno di qualunque encomio per le lodi suddette e per un'indole e costumi aurei, nato per l'insegnamento.


La scuola si occupava anche di fornire un alloggio ai propri allievi: ad essa era unito un collegio, denominato Convitto, amministrato economicamente dalla Provincia; gli alunni ammessi erano tenuti a rispettare determinate norme di condotta, precisate dal relativo "Regolamento" (Convitto. Disposizioni, b. 25, fasc. 1866-67). Leggiamo, a titolo esemplificativo, i primi due articoli:

Art. 1
Gli alunni dovranno avere continuamente in pensiero che fine dell'Istituto in cui vivono è che essi vi si educhino in modo da meritare poi il nobilissimo ufficio di educare altrui.

Art. 2
Eglino perciò si atterranno scrupolosamente a quanto prescrive la Religione, la morale, la buona creanza; si mostreranno rispettosi ed obbedienti coi superiori, pieghevoli agli ammonimenti degli anziani e dei supplenti.
Osservando costantemente il buon contegno, cureranno la pulitezza nella persona e negli abiti; manterranno la decenza e la moralità negli atti, il buon garbo e la gentilezza nel tratto, l'amorevolezza e la convenienza nelle parole.


Alcuni degli alunni convittori, dietro presentazione di uno stato di famiglia che ne comprovasse le ristrettezze economiche e previo superamento di un esame di concorso, ottenevano dall'Amministrazione provinciale un sussidio per il mantenimento in convitto durante l'intera carriera scolastica. Andiamo dunque al titolo 8 (Istruzione), rubrica 1 (Scuola normale maschile) della serie «Carteggio e atti classificati». Scopriamo così che il già citato Vito Seragnoli, a partire dal 1872, fu tra i beneficiari di un sussidio.

Il documento, tratto dalla busta 470, combina la 'pagella' di Vito Seragnoli con il conto delle spese sostenute per il suo mantenimento in Convitto (Suo Dare, in basso a destra).
All'attività interna alla scuola e al convitto, si affiancava infine la partecipazione annuale ai congressi di pedagogia e alle esposizioni didattiche nazionali. Adelfo Grosso raccolse diversi materiali che attestano la fama raggiunta dalla Scuola normale maschile anche al di fuori dei confini provinciali; dal "Monitore di Bologna" dell'8 settembre 1872 (Congressi ed esposizioni, b. 35, fasc. 1871-72) leggiamo infatti:

Sappiamo che la nostra scuola normale maschile ha inviato alla esposizione del Congresso pedagogico di Venezia una bella mostra, che consiste in uno studio comparativo sul prodotto di alcune varietà di frumento e sulle qualità delle loro farine, con perfetti campionari. Essa è accompagnata da modelli di strumenti agricoli, che richiamano l'attenzione del visitatore.


Il successo della mostra realizzata dalla Scuola normale è così annunciato dal Direttore in una lettera del 17 ottobre 1872 inviata alla Deputazione provinciale (ibid.):

È con molta soddisfazione che il sottoscritto annunzia alle Signorie Vostre Illustrissime che gli oggetti mandati dalla Scuola Normale Maschile di codesta Provincia alla Esposizione scolastica che si tenne il passato settembre in Venezia, si meritarono non solo il favore e l'approvazione generale, ma furono altresì onorati del Premio di Primo grado consistente in una medaglia d'argento.


Come si evince dall'organizzazione dell'istituto, dai risultati conseguiti dagli allievi e dalle benemerenze conferite alla scuola, quella di Bologna si può senz'altro considerare tra le migliori Scuole normali del Regno. Ciò non fu però sufficiente ad evitarne la soppressione, disposta dal Consiglio provinciale (che aveva nel frattempo fondato a Bologna un Istituto tecnico) e avvenuta nel 1888.