Il "Piero"

La Provincia ha avuto per legge, per molti anni, il compito di promuovere e supportare economicamente la nascita e lo sviluppo degli istituti tecnici: per questo motivo, alcune importanti fonti relative alla storia dell'Istituto Tecnico Commerciale Pier Crescenzi (noto come il "Piero") sono conservate, oltre che presso la stessa scuola - esempio eccellente di archivio scolastico ordinato e fruibile - presso l'Archivio storico della Provincia di Bologna. Attraverso le fonti archivistiche, è possibile ricostruire gli eventi che portarono alla creazione di questo importante istituto scolastico bolognese (che avrà sede in via Garibaldi 6, e successivamente in via Saragozza 9), e anche seguirne alcuni sviluppi storici.

Dopo l'Unità d'Italia, l'Amministrazione provinciale discute sul problema delle strutture per lo sviluppo dell'istruzione; l'argomento viene trattato per la prima volta nella seduta del Consiglio provinciale del 24 ottobre 1860 (Atti del Consiglio provinciale, sessione ordinaria, vol. 26), in cui si conclude che

il Consiglio è concorde nel riconoscere come alla creazione di un istituto tecnico superiore debba precedere la creazione e lo sviluppo delle scuole tecniche inferiori alle quali appunto si sta ora provvedendo dal Comune
.

La creazione dell'istituto, cioè, viene differita, in quanto subordinata all'istituzione di analoghe scuole di livello inferiore, ad opera del Comune.
La questione torna ad essere discussa dopo un anno: nella seduta del 28 ottobre 1861, il Consiglio prende in considerazione e approva la domanda del Comune di Imola di fondare un Istituto tecnico-agronomico e fisico-matematico, esprimendo l'auspicio che anche a Bologna venga fondato un Istituto tecnico, con cui si provveda sufficientemente al bisogno dell'intera Provincia (Atti del Consiglio provinciale, sessione ordinaria, vol. 28).

A mostrare interesse per la costituzione dell'Istituto sono anche gli operatori economici: ritroviamo, tra la corrispondenza ricevuta dalla Deputazione provinciale, e conservata nella serie "Carteggio e atti classificati", una lettera del Presidente della Camera di Commercio Antonio Lagorio, datata 10 febbraio 1862 (b. 264, 1862, tit. 23, fasc. Istituto Tecnico, nr. prot. 436). In essa si avanza una proposta relativa all'istituzione di un insegnamento delle scienze economiche applicate ai Commerci e alle industrie, poi discussa dalla Deputazione nella seduta del 17 febbraio 1862 (Verbali della Deputazione, 1862, vol. 1). Infatti, in base all'art. 284 dell'allora vigente legge Casati (D.L. nr. 3725 del 13 novembre 1859), l'onere delle spese per gli istituti tecnici ricadeva sulla Provincia, con il concorso dello Stato solo per la metà degli stipendi degli insegnanti, mentre i locali e i materiali non scientifici erano a carico del Comune. L'esame dell'oggetto così si conclude:

La riunita Deputazione [...] sospende ogni deliberazione in proposito, tanto più che, trattandosi di un concorso che implicherebbe una spesa per la quale non si hanno fondi stanziati nel Bilancio del corrente esercizio, è indispensabile una disposizione del Consiglio Provinciale, al quale potrà la Regia Camera di Commercio offrire il suo progetto che non mancherà dell'appoggio morale di questa Deputazione Provinciale
.

La questione viene così nuovamente esaminata dal Consiglio provinciale, riunitosi il 28 marzo 1862; in quell'occasione, è votata e approvata la proposta della Deputazione (Atti del Consiglio provinciale, sessione straordinaria, vol. 29):

Propone adunque la Deputazione che il Consiglio ritenuto l'enunciato concorso tanto del Comune quanto della Camera di Commercio deliberi fin d'ora che quante volte il Governo fondi in Bologna un Istituto tecnico, la Provincia assumerà quella parte di spesa, che a termine di legge le potrà competere, e deliberi ancora di fare le più calde istanze, perchè sollecitamente sia tale Istituto fondato, parendo che la Città di Bologna, centro di un notevole movimento industriale e commerciale non debba andar priva di questo beneficio, e che tanto più ha ragione di chiederlo al Governo in quanto che la Scuola Normale Maschile è stata finora ed è tuttavia a totale carico della Provincia.


La risposta del Governo è positiva: con una lettera del 26 giugno 1862, il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio si dichiara disposto a favorire l'erezione dell'Istituto Tecnico (Carteggio e atti classificati, b. 264 (1862) tit. 23, fasc. Istituto Tecnico, nr. prot. 2238).
Con R.D. del 30 ottobre 1862, a Bologna è ufficialmente fondato l'Istituto, articolato in diverse sezioni didattiche e formative, che aprirà i suoi locali nella prima sede il 9 dicembre dello stesso anno, come si legge nel relativo "Avviso" (Carteggio e atti classificati, b. 264, 1862, tit. 23, fasc. Istituto Tecnico, all. al nr. prot. 4005).

Contestualmente vengono avviate le selezioni per gli insegnanti e per gli alunni, come testimonia la documentazione conservata presso l'Archivio storico provinciale. Oltre alla corrispondenza, si registrano anche materiali di altro genere, come i prospetti delle materie e dei relativi docenti. Nel prospetto contrassegnato dal numero di protocollo 3724, e riferito al 1866, spicca - subito dopo il nome del Preside - quello di Antonio Pacinotti, allora incaricato dell'insegnamento di fisica, le cui lezioni furono seguite anche dal giovane Augusto Righi, entrato come studente nello stesso anno scolastico 1864-1865 (Carteggio e atti classificati, b. 333 (1866) tit. 23, fasc. Istituto Tecnico, nr. prot. 3724). Ad Augusto Righi verrà in seguito intitolato il nuovo Liceo scientifico, istituito a Bologna nel 1923 e originato dalla soppressione della sezione fisico-matematica del Pier Crescenzi.

Per ricostruire la vita dell'Istituto, è di grande utilità la corrispondenza dell'Amministrazione provinciale con la Giunta di vigilanza sull'istruzione industriale e professionale della Provincia di Bologna; ad esempio, questa lettera indirizzata alla Deputazione (Carteggio e atti classificati, b. 737, 1882, nr. prot. 3475) ci informa sull'intitolazione dell'Istituto a Pier Crescenzi:

Questa Giunta [...], dopo aver sentito il parere del Consiglio dei Professori, ha proposto che quest'Istituto venga intitolato al nome del bolognese Pier Crescenzio, l'illustre restauratore dell'Agronomia nei tempi di mezzo la cui opera fu tradotta in varie lingue e considerata come capolavoro di dottrina e di esperienza.


Ugualmente d'interesse sono le relazioni stilate dal Preside e trasmesse in copia alla Deputazione. Da queste ricaviamo notizie relative non solo ai programmi svolti e al rendimento scolastico degli alunni, ma anche alle attrezzature didattiche e ai materiali scientifici necessari all'insegnamento del disegno, della geografia, della storia, della chimica, della fisica, della storia naturale, ecc. Le spese per l'acquisto dei materiali didattici, a carico della Provincia, erano da questa regolarmente rendicontate, e si conservano pertanto le fatture relative ai materiali forniti alla scuola.

La documentazione conservata presso l'archivio dell'Amministrazione provinciale, al titolo 8 ("Istruzione") ci permette di seguire le vicende della scuola e dei suoi locali anche in epoche più vicine a noi. Nel 1939, ad esempio, in pieno fascismo, l'allora Preside Canestrelli si trovò a richiedere al Preside della Provincia - che dal 1929 al 1943 sostituì, quale unica figura, la Deputazione provinciale - alcuni mobili per il proprio ufficio, e decise di rivolgersi a lui in modo inequivocabile (Carteggio e atti classificati, b. 5277, 1939, nr. prot. 12316).

Nel 1944, il Colonnello Ebner dello Stato Maggiore dell'Esercito tedesco di occupazione richiese all'Ufficio economato della Provincia la consegna immediata a titolo di prestito di parte del mobilio dell'Istituto Pier Crescenzi; trattandosi di un prestito, venne fatto compilare, tradurre e sottoscrivere un elenco dei beni consegnati dalla Provincia all'Esercito (Carteggio e atti classificati, b. 6237, 1944, nr. prot. 6010).

In seguito anche i locali dell'Istituto, in via Garibaldi 6, verranno requisiti per essere riadattati ad uso ospedaliero, come puntualmente si ricava - e la ricerca potrebbe proseguire - dalla documentazione d'archivio ("Carteggio e atti classificati", b. 6237, 1944, nr. prot. 6449).

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, i locali di via Garibaldi 6 vennero restaurati e restituiti alla loro originaria funzione, ospitando l'istituto fino al 1983, quando esso fu trasferito in via Saragozza 9. Sul piano didattico e di assetto istituzionale, la scuola ha vissuto negli ultimi decenni diverse trasformazioni, di pari passo con le mutate esigenze sociali, economiche e culturali del nostro Paese, dando vita a due distinti istituti, il Crescenzi e il Pacinotti (poi riuniti in tempi recenti), che hanno cresciuto diverse e apprezzate generazioni di ragionieri e di geometri.