La pellagra e la pazzia

In relazione ad una malattia come la pellagra, si registra l'intervento della Provincia a tutela dell'igiene e della salute pubblica, la cui difficile situazione nei primi anni del XX secolo discendeva, non da ultimo, dalle precarie condizioni economiche in cui versava la popolazione. Nacque così la Commissione provinciale permanente per la cura della pellagra, con il fine di prevenire, per quanto possibile, la diffusione della malattia, e soprattutto di migliorare le condizioni di quanti ne erano colpiti.
La pellagra si configurava come una gravissima malattia sociale, endemica tra le classi povere e meno garantite delle campagne e della zona appenninica del territorio provinciale, ed era causata da un'alimentazione scarsamente equilibrata, basata principalmente sul consumo di farina di mais. Era nota anche come malattia delle tre D - dermatite, diarrea e demenza, tre sintomi indicativi anche del diverso stadio di avanzamento del morbo. L'ultimo stadio era caratterizzato da segni inequivocabili di squilibrio nervoso e mentale (la cosiddetta frenosi pellagrosa), e rendeva il paziente incurabile, destinato a cronicizzazione e a morte.

Nella prima busta del fondo denominato «Commissione provinciale permanente per la cura della pellagra», ci si imbatte in quelli che sono presumibilmente i primi verbali della Commissione, datati 1899. In quest'anno, dunque, sembra cominciare a funzionare l'ente produttore di questo archivio. Ma quando e perché era stato istituito?Sappiamo che decisioni di questa portata erano affidate all'organo deliberativo della Provincia, il Consiglio provinciale: dovremo perciò ricercare qualche notizia in proposito negli «Atti del Consiglio provinciale», il complesso archivistico che ne conserva, rilegati in volumi, i verbali delle sedute. Nel vol. 111, a p. 44 (si tratta della seduta straordinaria del 20 maggio del 1899), troviamo indicato il seguente oggetto: Nomina di Commissione per lo studio e l'applicazione di provvedimenti atti a combattere la pellagra. Dalla lettura ricaviamo alcuni dati statistici e qualche considerazione sociologica sulla diffusione del male della miseria. Ma una premessa, in cui si riferisce che, se il malato pellagroso non viene subito ed energicamente curato, dopo lunghe sofferenze e spossatezze finisce al manicomio, ci mette sull'avviso di quella che sarà l'evoluzione del discorso. Parlando a nome della Provincia, così si esprime infatti il Deputato Sanguinetti, svelando le motivazioni che furono alla base dell'istituzione della Commissione:

noi abbiamo obbligo e dovere di studiare il modo di prevenire il male, o di fermarlo al suo primo inizio. Abbiamo il dovere di far ciò anche nell'interesse nostro, perché non dobbiamo dimenticare che i pazzi sono poi a nostro carico; lieti se la rigidezza di amministratori del denaro altrui non contrasta questa volta col cuore di buoni e onesti cittadini. Studiando profondamente questa questione, e promettendo di dare il nostro massimo appoggio materiale e finanziario a coloro che fra breve, da voi incaricati, potranno presentarvi provvedimenti atti a diminuire o meglio a distruggere questo morbo; noi, o signori consiglieri, faremo in tal guisa il dover nostro, di amministratori previdenti, ed insieme di buoni cittadini.

La stessa motivazione, economica e sociale a un tempo, è alla base anche dell'istituzione di quei presidi territoriali denominati locande sanitarie, con sede in alcuni comuni, che avevano il compito di garantire ai malati di pellagra un vitto adeguato. Precise norme (tratte da b. 2. 1899-1900. Pellagra, fasc. 1899) regolavano l'istituzione e il funzionamento di queste locande.
Possiamo effettivamente verificare quanto gravi fossero il disagio della popolazione, soprattutto rurale, e le difficoltà economiche da parte della Provincia - sui cui bilanci pesava il mantenimento dei malati di mente - volgendoci a un'altra tipologia di documenti, quelli che testimoniano della gestione dell'Ospedale psichiatrico Francesco Roncati, dove venivano ricoverati molti pazienti colpiti da frenosi pellagrosa. Scorriamo velocemente il titolario della serie «Carteggio e atti classificati», e scopriamo che fa al caso nostro il titolo 7 (Beneficenza), rubrica 4 (Manicomio provinciale).
Per l'anno 1899, le buste relative al titolo 7.4 sono numerose (per la precisione 12, dalla 1315 alla 1326); nella prima (b. 1315), nel fascicolo intitolato «Deliberazioni della Deputazione pel mantenimento di dementi», troviamo diverse pratiche, tra cui un estratto di verbale della Deputazione provinciale, con cui si stabilisce il mantenimento di alcuni malati a carico della Provincia. I casi in questione sono quelli di alienati recentemente ammessi in manicomio e per i quali

risultando dagli atti la condizione assolutamente povera di essi e delle rispettive famiglie impossibilitate a contribuire anche in minima parte alla dozzina, la Deputazione adottando la proposta del Comm. Sanguinetti ne assume la cura ed il mantenimento.

Tra gli altri, il nome di Giacomo M. di Loiano figura, oltre che in questo atto della Deputazione, anche in un documento conservato nel fondo «Commissione provinciale permanente per la cura della pellagra». Qui infatti (b. 1, fasc. 2) si trovano elenchi nominativi dei pellagrosi, distinti per Comune di residenza: se cerchiamo Giacomo M. tra gli abitanti di Loiano, lo troveremo appunto fra gli individui segnalati come malati. La tabella, che oltre a nome, cognome e residenza registra tra gli altri dati età, occupazione, condizione economica e stadio della malattia, fornisce una netta conferma di quanto già sappiamo dal documento emanato dalla Deputazione: il nostro Giacomo era giornaliero, ossia bracciante, di condizione economica miserabile, e la sua malattia era già giunta al terzo (ed ultimo) stadio, il che ne motivò senz'altro il ricovero in ospedale (registrato con documento nr. 404, conservato nella busta 1321 della serie «Carteggio e atti classificati»).
La sua cartella clinica si trova infatti tra quelle conservate nell'archivio dell'Ospedale psichiatrico Francesco Roncati, nella busta «Usciti nrr. 6669-6792» (1899), al nr. 6749.
Francesco Roncati annota, con inchiostro viola, la miseria come causa della malattia, definita distrofia pellagrosa. Dalla cartella si possono trarre molte informazioni utili circa l'evoluzione del morbo e la sua cura; nel nostro caso, al paziente fu somministrata a più riprese la morfina. Ma, soprattutto, a Giacomo M. dovette essere riservato un vitto sostanzioso, come quello prescritto ai frequentatori delle locande sanitarie: sempre dalla cartella ricaviamo che, alla fine del suo soggiorno presso l'ospedale psichiatrico (il 9 settembre 1899), egli arrivò a pesare 56 chili e 500 grammi, di contro ai 48 e 500 al suo ingresso nella struttura (il 23 gennaio dello stesso anno). Il regime alimentare riservato ai pellagrosi nelle locande sanitarie può essere ricavato dalla relativa tabella dietetica (Commissione provinciale permanente per la cura della pellagra, b. 2, fasc. 1900. Locande sanitarie. Generalità).
La Commissione provinciale permanente per la cura della pellagra continua a esercitare i propri compiti, lasciando traccia di sé anche nella serie «Carteggio ed atti classificati»: la sua attività è testimoniata da una documentazione sempre meno consistente fino al 1927. Successivamente, dal 1928 al 1933 si conservano i fascicoli con l'intestazione «Pellagra», ma sono vuoti. Infine, dopo il 1933, non resta più alcuna traccia che documenti la gestione del problema né si trova il riferimento a un qualsiasi atto di scioglimento della Commissione: in questo periodo, comunque, si assiste alla graduale scomparsa della malattia, legata alle trasformazioni strutturali intervenute nell'agricoltura italiana nei decenni successivi alla crisi agraria.