Comunicato stampa

21 marzo 2006 - Il Consiglio provinciale commemora Marco Biagi. Lettera della vedova al presidente Cevenini


 
 
Il Consiglio provinciale ha ricordato oggi pomeriggio, con una breve cerimonia che si è conclusa con un minuto di silenzio la figura di Marco Biagi, assassinato il 19 marzo di quattro anni fa dalle Brigate Rosse. Erano presenti fra gli altri il presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri, e diversi rappresentanti delle altre Istituzioni. Il presidente Cevenini ha anche informato il Consiglio, dell'invito a partecipare rivolto alla vedova Biagi e ha dato lettura del messaggio con il quale Marina Biagi ha comunicato la propria impossibilità di intervenire alla commemorazione.
Di seguito riportiamo il testo della lettera. "Gentile dott. Cevenini, la prego di trasmettere alla Presidente della Provincia e ai componenti del consiglio provinciale il mio rammarico per non potere, diversamente da quanto accadde in occasione del Premio Provincia 2003, essere presente al ricordo di mio marito Marco Biagi, che si terrà durante la seduta odierna del consiglio. Desidero anche esprimere, a nome di tutta la famiglia, l'apprezzamento per questa iniziativa che contribuisce a mantenere viva la memoria di Marco, del suo lavoro e del suo sacrificio."
Maurizio Cevenini ha quindi pronunciato l'unico intervento di commemorazione previsto, che riportiamo integralmente. "Conoscevo il Professor Marco Biagi dal punto di vista professionale per averlo incontrato in diverse iniziative in Confindustria, ma la chiacchierata più lunga la facemmo nel lontano '96 alla vigilia delle elezioni di quell'anno. In quella occasione incontrai un uomo molto preparato sulle tematiche del lavoro e aperto al dialogo tra le parti sociali nella convinzione che ogni riforma, soprattutto le più radicali, deve essere frutto del concorso di tutti.
Per questo motivo non deve stupire che un economista, un intellettuale come Marco Biagi fu consulente di governi di diversa estrazione politica. Un riformista convinto, con il pallino per l'Europa, doveva continuare il suo lavoro al servizio del Paese anche nel momento in cui le contraddizioni e il livello di scontro si facevano più aspre davanti a due visioni diverse delle relazioni industriali e della riforma del lavoro.
E' agghiacciante risentire le parole della sua ultima intervista, ripetute più volte da tutte le televisioni in quel triste 2002, nella quale, esponendo il suo parere, misurava le parole pensando ai margini di trattativa che potevano esserci nel conflitto tra imprenditori e sindacati, tra governo e opposizione. Apprestandosi a svolgere, ancora una volta, il suo ruolo di studioso al servizio dello Stato. I terroristi hanno ferocemente ammazzato questo uomo di dialogo, di mediazione; i terroristi possono restare nell'ombra per anni, ma restano militanti permanenti pronti a colpire quando si realizzano le condizioni favorevoli ai loro folli piani. Obiettivi fin troppo chiari: minare le regole democratiche, creare terrore e sgomento nei cittadini ricercando adesioni che con la fermezza di tutti i sinceri democratici non riuscirono ad ottenere allora ne mai.
Attorno a Marco Biagi, alla sua limpida figura, si raccolse tutto il Paese dando un contributo allo smantellamento del gruppo di brigatisti, creando il vuoto attorno a loro come avvenne in altri periodi travagliati della nostra storia democratica. Purtroppo, e non sono casuali le affinità con gli omicidi Tarantelli e D'Antona, altri studiosi servitori dello Stato, tutto questo è avvenuto con il sacrificio di un uomo solo, indifeso.
Questo deve fare riflettere tutti noi, in ogni stagione della politica. Il modo di porci, di esporre le nostre idee, le nostre convinzioni. La politica non può essere solo scontro che porta all'aridità intellettuale. Questa ennesima pagina dolorosa di Bologna, l'insegnamento di Marco Biagi, devono essere un monito per tutti. Non significa mai arretrare dalle proprie idee ma saper discutere ed avere sempre come obiettivo il bene del proprio Paese.
Se vogliamo ricordare Marco Biagi, come facciamo oggi, rendendogli giustizia, dobbiamo evitare in ogni momento le strumentalizzazione.
E' su queste basi, partendo da questi presupposti che il Consiglio provinciale, unanimemente, volle assegnare il premio Provincia 2002 alla memoria di Marco Biagi con le seguenti motivazioni che la conferenza dei capigruppo ha voluto che fossero al centro del ricordo di oggi: Bolognese di nascita e di formazione, Marco Biagi matura nel corso degli anni esperienze e idee che nel diffondersi si confrontano con i problemi del mercato del lavoro e lo collocano tra i massimi esperti italiani di diritto del lavoro comparato.
Misuratosi come docente di materie privatistiche, dapprima presso lo stesso Ateneo Bolognese che lo ha laureato, indi a Pisa, all'Università della Calabria e all'Università di Ferrara, completa la sua attività di studioso alla facoltà di Economia di Modena, ultimo discendente di una grande scuola di giuristi del lavoro.
Al primo posto pone l'attività di studioso del mondo del lavoro. Sensibile alle problematiche della pubblica amministrazione e dei risvolti soprannazionali delle trasformazioni in atto nella società di fine millennio, collabora con gli Enti locali e con l'Unione Europea, con i Sindacati e con la Confindustria. Nella nostra città, da sempre aperta agli stimoli culturali di ogni provenienza, nel solco di una tradizione che la rende rinomata nel mondo, risponde con generosità all'invito di uno fra i più prestigiosi istituti universitari d'oltre Oceano, la Johns Hopkins University, Bologna Center.
Lunga e instancabile è l'opera sua al servizio dell'Italia nel cuore delle massime istituzioni, nei luoghi in cui più ardua si fa la quotidiana fatica della traduzione delle acquisizioni teoriche nelle scelte e nelle azioni amministrative, a riprova di un instancabile impegno civile fortemente caratterizzato dalla ricercata - e vieppiù apprezzata - collaborazione con enti locali, nazionali e internazionali nell'ambito dei quali le conquiste della ricerca e dello studio si confrontano con l'asprezza e - sovente - con la contraddittorietà dei problemi che mettono senza appello alla prova la qualità e la serietà delle soluzioni.
La sua presenza, dispiegatasi già nell'ambito delle azioni di governo della Regione Emilia-Romagna, si intensifica negli anni a fianco degli ultimi governi dal 1996 al 2001. Fa parte del Cnel, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, e dell'Arel, l'istituto di ricerche economiche fondato dall'onorevole Beniamino Andreatta.
Dal 1995 insieme a Luciano Spagnuolo Vigorita dirige la rivista ''Diritto delle Relazioni Industriali'' e diviene anche commentatore sui problemi del lavoro e delle relazioni industriali per i principali quotidiani. La sua disponibilità a ricercare ed operare in favore dell'innovazione degli istituti e dei rapporti di lavoro lo rende consapevole e indifeso bersaglio della follia omicida terroristica che pone fine alla sua vita nel cuore della città dinanzi alla porta di casa, al termine di un giorno di lavoro, strappandolo agli affetti familiari e amicali.
Nel conferire alla memoria di Marco Biagi il Premio Provincia 2002, monito affinché la lotta al terrorismo sia sentita da tutti come dovere, la Provincia di Bologna intende proporre il suo esempio di uomo, di studioso e di cittadino.
Queste motivazioni vennero lette nella seduta solenne del 24 novembre 2003, che, come ricordò la sorella Francesca nel ritirare il premio, sarebbe stato il giorno del suo 53°compleanno. Il suo ricordo è ancora vivo in tutti noi e sarà un dovere delle istituzioni ricordarlo nelle forme più adeguate e solenni anche nei prossimi anni, soprattutto nei prossimi anni, assumendoci pro-quota la responsabilità di quanto è successo in queste settimane. Uniti, nel rispetto sacro della sua famiglia, evitando che possano avvenire assurde divisioni davanti ad un uomo di cui Bologna va fiera, ucciso per aver espresso in libertà le sue idee.
 
 
 
 
A cura di:
Ufficio stampa
 
 

Data ultimo aggiornamento: 17-06-2008