Comunicato stampa

01 giugno 2009 - Georg Fischer: i lavoratori al funerale dell'unità produttiva di Granarolo


 
 
Nella mattina di sabato 30 maggio i cinquanta lavoratori e lavoratrici della Georg Fischer di Granarolo, allertati da un cittadino, sono accorsi ai cancelli dell'azienda che produce raccordi per impianti idrici a uso agricolo. Lì erano giunti quattro enormi TIR per caricare stampi e attrezzature aziendali, certi di poter operare indisturbati in un giorno di festa. Da oltre un mese l'azienda, che ha la sede centrale a Schaffhausen in Svizzera, aveva annunciato l'intenzione di chiudere le unità produttive bolognesi a Granarolo e a Castel Maggiore e aveva di conseguenza aperta una procedura di licenziamento collettivo che si sarebbe conclusa entro la metà di luglio. Ma la trattativa era ancora in corso in sede sindacale e in parallelo alcuni incontri si erano svolti in Provincia.

Tuttavia i lavoratori non sapevano che gli svizzeri, impazienti, avevano già inviato alla stampa alle ore 07,00 del 28 maggio un comunicato, confermato lo stesso giorno alle 10 da una teleconferenza dell'amministratore delegato del gruppo Yves Serra, relativo alla decisione della "Konzentration von drei Standorten in Italien auf einer in Busalla" ovvero il concentramento delle tre unità produttive italiane in una sola, a Busalla in Liguria. Il comunicato precisa che pertanto i siti produttivi, i magazzini e l'amministrazione dell'area bolognese sono in chiusura. Due giorni dopo scatta dunque l'operazione decisa dalla Società svizzera sulla cui bandiera è ricamato il motto "Adding Quality to People's Lives" ("aggiungere qualità alla vita delle persone": non certo a quella degli ottanta lavoratori e delle loro famiglie di Granarolo e di Castel Maggiore).

Si tratta di una delle misure previste dal piano strutturale intrapreso dalla Georg Fischer per "tagliare nel 2009 i costi per 350 milioni di franchi svizzeri, ridurre gli investimenti e ristrutturare l'impresa per far fronte alle difficoltà finanziarie derivanti dall'attuale crisi e raggiungere non oltre il 2012 un margine operativo dell'8%". Anche il Sindaco di Granarolo, con alcuni agenti della polizia municipale e l'assessore al lavoro della Provincia erano con i lavoratori. Oltre il cancello chiuso sui Tir venivano caricati un centinaio di stampi e attrezzature (senza le quali da oggi ogni attività lavorativa cessa), sotto la scorta di un folto numero di vigilanti privati. Di qua dal cancello i lavoratori, i segretari delle organizzazioni sindacali bolognesi di categoria Cgil e Cisl, sindaco e assessore provinciale, vigili urbani, carabinieri e guardia di finanza (mentre le Istituzioni allertavano anche la Prefettura). Due giovani avvocati bolognesi in rappresentanza dell'impresa stavano un po' dentro (a riferire cosa accadeva fuori) e un po' fuori, per citare, sotto lo sguardo attonito della "forza pubblica", un articolo del codice penale sul divieto di manifestazione non autorizzata ed il principio della ''libertà di circolazione delle merci e degli impianti''.

Asserragliati all'interno (ma nessuno all'esterno se ne era reso conto), anche l'amministratore delegato della Georg Fischer italiana (e il suo staff), con la quale nel corso del pomeriggio si sono svolte non poche telefonate (immaginandola a Busalla, ove abita). Nel tardo pomeriggio, quando i lavoratori hanno compreso che non era possibile contrastare la prova di forza dell'azienda, i TIR sono sfilati, pieni di stampi e attrezzature. Alcune venivano riconosciute da chi da anni vi era addetto, a conferma definitiva che il lavoro sarebbe cessato da subito. La stessa operazione si prevede venga ripetuta questa mattina o nei prossimi giorni a Castel Maggiore. A nulla sono valse le richieste delle Istituzioni (che avevano già in precedenza chiesto di evitare atti unilaterali nel corso del confronto sindacale) in attesa di completare le procedure di legge, che obbliga le imprese a esaminare tutte le possibilità di evitare i licenziamenti.
 
 
 
 
A cura di:
Ufficio stampa
 
 

Data ultimo aggiornamento: 01-06-2009