Comunicato stampa

Neo mamma assunta dalla Montenegro, l’intervento di apertura della consigliera metropolitana Simona Lembi (Pd)

 

“Che Bologna sia una terra speciale, lo dicono molti dati: alti indici di occupazione, anche quelli femminili più alti della media italiana, in linea con quella europea, cui corrispondono bassi indice di disoccupazione, alti consumi culturali, buona partecipazione alla vita pubblica della città, forti investimenti sui servizi pubblici a partire da quelli per l’infanzia. Non ho ovviamente nessuna intenzione di sottovalutare e tacere anche i problemi che pure esistono anche su questo territorio. Però, oggi vorrei concentrarmi su quella che definisco una buona notizia a sostegno del fatto che siamo in territorio speciale, sottolineo una scelta meravigliosa: quella del gruppo Amaro Montenegro di assumere una donna incinta. Partiamo dai fatti. Il gruppo Montenegro ha effettuato di recente un colloquio di lavoro ad una signora ad un paio di settimane dal parto; il gruppo Montenegro ha detto a questa signora che lei era la migliore per quel ruolo e a pochi giorni dal parto le ha proposto la sottoscrizione del contratto. Il gruppo Montenegro ha previsto un avvio del lavoro in forma part-time dopo i mesi di maternità obbligatoria ed è già previsto successivamente un full-time. Per il racconto di quel momento, definito fantascienza da parte della lavoratrice madre, rimando alla bellissima intervista rilasciata dalla signora Stefania a Cristina Degli Esposti de “Il Resto del Carlino”. Alla telefonata che diceva che il colloquio era andato bene, che volevano lei perché è la migliore per quel ruolo, Stefania ha risposto incredula: «Devo sedermi» e non penso fosse solo per il fatto che fosse a pochi giorni dal parto. L’intervista, meglio di mille convegni e anche di tanti film sull’argomento, mette bene in evidenza il senso di imbarazzo, di inadeguatezza, di rassegnazione, che ogni futura madre e ogni madre lavoratrice manifesta prevalentemente, non esclusivamente, ma prevalentemente, con il mondo del lavoro. Un colloquio fatto con abiti che si teme, quando al meglio siano vagamente professionali, la sensazione di sentirsi inabili al lavoro, l’ingiusto e ingannevole dilemma cui tutte si trovano, tra la scelta nel voler ancora essere lavoratrici e del desiderio profondo di occuparsi dei figli. Uso volutamente il termine dilemma, perché se fossimo davanti ad un problema, dovremmo aspettarci di trovare una o più risposte, ma di fronte ad un dilemma, lo sappiamo bene tutte, qualsiasi sia la scelta da compiere, qualcosa comunque si perde.

La domanda, signor Sindaco, invece rimane: è possibile provare a conciliare il lavoro non pagato con quello pagato, senza che a pagarne il prezzo più alto siano le imprese e prevalentemente le madri lavoratrici? Sì, ce lo dice la legge. Sì, ce lo conferma, con un bellissimo gesto, l’amaro Montenegro. Ben diverso invece da quello accaduto a Facebook, che a settembre pare aver negato il part-time richiesto da una dipendente al terzo parto, al terzo figlio. A darne notizia è stata lei stessa, con una lettera che ha fatto il giro del web; le mille acrobazie fatte per tenere insieme tutto, per tenere insieme ciò che si ama: il proprio lavoro e l’essere madre, quindi il volersi occupare dei figli. Poi, la decisione più difficile, quella a cui nessuna vorrebbe sottoporsi, non perché è difficile, ma perché dolorosa, lacerante e profondamente ingiusta. «Ho dovuto prendere la decisione più difficile della mia vita – ha scritto – scegliere tra il lavoro e la mia bambina». Così, nell’azienda il cui capo Zuckerberg, nel dicembre 2017, con un bel post aveva annunciato la volontà, da padre, di prendere un congedo parentale alla nascita del secondo figlio, lo aveva già fatto nel 2015 alla nascita della primogenita, la direttrice operativa di Facebook nega il part-time con la seguente motivazione: «Concedere il part-time vorrebbe dire sovraccaricare i colleghi a tempo pieno».

Commento questa affermazione con un sonoro: Amaro Montenegro batte Facebook mille a zero, certamente nel campionato delle imprese che sostengono davvero le madri lavoratrici e quindi l’idea della maternità non come un fatto privato, e la convinzione che le mamme lavoratrici siano da valutare in quanto, appunto, lavoratrici, così come il fatto che si possa davvero tenere insieme tutto.

Signor Sindaco chiedo quindi, per ciò che le compete come Sindaco della Città metropolitana, di valutare un riconoscimento pubblico per questa azienda”.


Data ultimo aggiornamento: 12-12-2018