Comunicato stampa

Consiglio metropolitano, l’intervento del sindaco Matteo Lepore sul Giorno della Memoria

 


In apertura del Consiglio metropolitano del 24 gennaio, il sindaco Matteo Lepore è intervenuto per ricordare il Giorno della Memoria.

Di seguito il suo intervento:


"Care consigliere e cari consiglieri, scelgo di aprire la seduta del nostro Consiglio, che precede il Giorno della Memoria, leggendo i due soli articoli di cui è composta la legge 211 che, all’unanimità, il Parlamento italiano ha adottato nel 2000:

Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

Questi due articoli sono densi di significato ed è una legge essenziale, di cui dirò poche cose, ma ovviamente per noi è molto cara. La prima, la legge pone la trasmissione della Memoria come una questione di cui le istituzioni devono farsi carico. Non è un fatto personale, ma una questione pubblica. E se ne devono fare carico soprattutto perché deve valere un monito, che troviamo ben espresso nelle parole, ad esempio, di Agnese Moro, che ebbe a dire che “non c’è una politica della memoria nel nostro paese, tutto è molto legato a noi e alle nostre associazioni. Ma per motivi anagrafici, noi ce ne andiamo; non è che in eterno noi potremmo fare supplenza di una politica pubblica sulla memoria”. Agnese Moro si riferiva, ovviamente, ai fatti della sua vita personale, ma poneva una riflessione attorno a una stagione politica dirimente nella storia italiana. C’era la necessità di trasmettere la memoria per andare oltre alla vita dei singoli che ne sono stati testimoni.
Lo diceva molto bene Armando Gasiani, salutando l’adozione della legge: “con questa legge mi hanno fatto un regalo, perché so che non sono più solo a ricordare”, disse, lui nato a Castello di Serravalle, deportato a Mauthausen quando ancora non aveva 18 anni, tra i principali dirigenti dell’ANED di Bologna; “un regalo” aveva definito quella legge, uno strumento che aveva finalmente costruito un quadro di sostegno per chi voleva promuovere attività della Memoria nelle scuole e nel mondo dell’associazionismo nei nostri comuni.

Fare memoria è un impegno anche delle istituzioni pubbliche, oltrechè di quelle scolastiche e delle organizzazioni sociali. Proprio collegandosi a questo, ci tengo a dire che l’impegno dei Comuni, per le molte iniziative organizzate è fondamentale. Si tratta di decine e decine di incontri pubblici che sono diffusi da tanti anni nel nostro territorio. Lo facciamo perché per noi non è possibile dimenticare l’invio al confino e la deportazione degli oppositori politici al fascismo, il trasferimento nel campo di sterminio degli ebrei italiani, la deposizione dei militari non obbedienti al regime nazista, le persecuzioni di omosessuali, transessuali, zingari, considerati espressione della degenerazione della razza.

Il pericolo dell’odio è tuttora presente e anche per questo dobbiamo ricordare quel periodo del nostro Paese non come un periodo d’oro, ma come un periodo in cui si è compiuta un’immane tragedia, non solo qualche errore. Ci preoccupa molto assistere oggi alla crescita di odio e manifestazioni che hanno ancora un richiamo a quegli anni. Così come desta grande preoccupazione il crescere di movimenti che si ispirano esplicitamente al nazismo e al fascismo, oggi, in tutta Europa e anche in Italia. Per questo rivolgo un appello a tutti noi, perché ognuno faccia la propria parte, 78 anni dopo, sulle ceneri della seconda guerra mondiale, come istituzioni capaci, nel tempo, di vederci assieme impegnati. Questa è l’idea alla base della costruzione dell’Europa, il vero sogno europeo.
Noi, Bologna metropolitana, abbiamo da questo punto di vista una grande responsabilità, quella di fare memoria e di lavorare assieme".

 

 
 
 
A cura di:
Ufficio stampa
 
 

Data ultimo aggiornamento: 24-01-2024