Il PTM non potrà esimersi dal dare una interpretazione della rigenerazione, di che cosa si intenda, del dove e come si possa applicare al territorio metropolitano.
La rigenerazione è una necessità. È indotta dalla persistenza di aree abbandonate che non trovano una soluzione cui si aggiungono dismissioni molecolari che investono le parti meno recenti del patrimonio edilizio, anche in concomitanza col rapido avvicendamento degli usi legato a una forte dinamica trasformativa del sistema economico e del mercato urbano. Si aggiunge il processo di obsolescenza dell’ampio stock immobiliare costruito nel secondo dopoguerra, oggi accelerato dalle esigenze del risparmio energetico e della sicurezza statica.
La resilienza trova nella rigenerazione il terreno adatto per attecchire, dove può esprimere la sua valenza progettuale. Se la rigenerazione indica il campo di lavoro dell’urbanistica contemporanea, la resilienza indica il modo di lavorare, ovvero un intelligente adattamento continuo e non lineare alle condizioni date, una strategia di mutazione by doing: cambiare la città cercando un nuovo assetto che vada oltre il presente, un complesso di soluzioni che trovino le loro ragioni in situ e non in una competizione giocata su un unico modello di riferimento.
Una parte consistente dello stock di edifici è stato costruito prima del 1980, ha consumi energetici molto elevati, non è adeguata alle attuali norme sismiche e richiede interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria