Progetto Falco di palude

Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)

Falco di palude
(D. Martelli, 2000)

Specie politipica a corologia paleartico-paleotropicale-australasiana.

Presente con 3 sottospecie nel Paleartico ed altre 5 nel resto del’areale.

La sottospecie nominale ricopre un areale riproduttivo che va dall’Europa occidentale alla Mongolia, occupando principalmente le latitudini temperate. In Italia nidifica Circus a. aeruginosus, mentre Circus a. harterti (Zedlitz, 1914) è distribuito in Africa settentrionale, dal Marocco alla Tunisia e forse nel Sud della Spagna. In Asia, a est della sottospecie nominale, è presente Circus a. spilonotus (Kaup, 1847). 

 
Stato giuridico e grado di minaccia

a livello nazionale:

  • Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia: Vulnerabile (VU)
  • Legge 11 febbraio 1992 n. 157: specie particolarmente protetta


a livello comunitario e internazionale:

  • BirdLife International 2004: Non-SPEC
  • Allegato I, Direttiva 79/409/CEE: specie che richiede misure speciali di conservazione
  • Allegato II, Convenzione di Berna del 19 settembre 1979: specie rigorosamente protetta
  • Allegato II, Convenzione di Bonn del 23 giugno 1979: specie in cattivo stato di conservazione
 
 
Sistematica

Ordine: Accipitriformi (Accipitriformes)
Famiglia: Accipitridi (Accipitridae)
Genere: Circus
Specie: aeruginosus

 
 
Habitat

In periodo riproduttivo, specie tipicamente legata alle zone umide interne e di litorale con esteso sviluppo di praterie a elofite (Phragmites, Typha), utilizzate sia per la caccia, sia per la nidificazione.

Nido costruito sul terreno, spesso in canneti o tifeti allagati; eccezionalmente, sono riportati casi di nidificazione in colture erbacee come medicai e campi di cereali.

La fascia altitudinale entro la quale si riproduce si trova generalmente al di sotto dei 700 m. Al di fuori del periodo riproduttivo frequenta ambienti aperti di svariata tipologia, evitando le aree forestate.

 
 
Fenologia e riproduzione

In Italia, specie nidificante residente con tendenza dispersiva, migratrice e svernante. 

La deposizione avviene tendenzialmente tra la fine di marzo e i primi di maggio, con picco a metà aprile; i dati a disposizione sono comunque frammentari.

La covata più frequente è di 3-4 (2-6) uova che vengono incubate per 31-40 giorni. Il periodo dell’involo dura 35-40 giorni. Il successo riproduttivo è mediamente di 2-4 giovani che dipendono dagli adulti per altre 2-3 settimane ancora. I migratori primaverili attraversano il bacino mediterraneo per lo più in marzo-aprile, mentre i movimenti autunnali iniziano già da agosto, con la dispersione post-giovanile. 

 
 
Consistenza della popolazione nazionale

La popolazione riproduttiva italiana è stata stimata negli anni ’80 del secolo scorso in 70-100 coppie. Interessata da un sensibile incremento negli ultimi vent’anni, si ritiene che attualmente la consistenza sia dell’ordine di 2-300 coppie, con andamento caratterizzato da  sensibili fluttuazioni.

La maggior parte della popolazione è concentrata nel sistema vallivo dell’alto-Adriatico e nelle zone umide interne della Pianura Padana; coppie isolate o ridotte popolazioni si trovano anche in aree umide di altre regioni, con l’eccezione del Lazio e della Sicilia.

Durante il periodo  autunno-invernale è presente in Italia un contingente di individui migratori proveniente dalle porzioni centro-settentrionale e orientale dell’areale riproduttivo europeo.

Un’indagine condotta nella pianura bolognese nel periodo 2000-07, ha rivelato la presenza di un numero di coppie compreso tra 5 e 14.

 
 
Fattori di minaccia

Per l’intera durata del trentennio 1950-80, la specie ha drasticamente risentito della persecuzione deliberata condotta in modo sistematico soprattutto nella parte europea dell’areale distributivo.

Anche l’utilizzo delle esche avvelenate per il controllo dei predatori, le opere di bonifica e l’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura hanno costituito, nel recente passato, un sensibile fattore limitante. Dalla metà degli anni ’80 del scorso secolo ha registrato nell’area europea un costante recupero demografico con particolare riferimento alle popolazioni settentrionali.

In Europa è attualmente classificato con stato di conservazione “favorevole.