La Strategia nazionale per le aree interne e la prima fase di analisi territoriale

Nel corso dell'iter di approvazione del Regolamento 1303/2013, è stato presentato dall'allora Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,il documento  Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari, (132 KB) approvato dal Consiglio dei Ministri il 17 dicembre 2012, e presentato al pubblico il 27 della stesso mese, sul quale si apre la discussione ed il confronto partenariale interno.

 

Il documento Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020, atto preliminare all'Accordo di Partenariato 2014-2020, individua per l’Italia tre opzioni strategiche, rispettivamente: Mezzogiorno, Città, e Aree interne:

 

"Il rilancio economico e sociale dell’Italia richiede anche che al centro dell’impegno pubblico per lo sviluppo siano messe – o “rimesse”, se pensiamo all’Italia del dopoguerra, - le “aree interne”: ossia quella parte del territorio nazionale – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione - distante da centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma al tempo stesso dotata di risorse che mancano alle aree centrali, rugosa, con problemi demografici ma al tempo stesso fortemente policentrica e con elevato potenziale di attrazione.

...Ma manca una strategia nazionale. Soprattutto non c’è consapevolezza del fatto che politiche ordinarie fondamentali come quelle per la salute e la scuola hanno effetti decisivi nel rendere attraenti o inospitali i territori delle aree interne. Disegnare viceversa un progetto per le aree interne del Paese, può consentire di raggiungere assieme tre distinti ma interconnessi obiettivi generali :

  • tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura;

  • promuovere la diversità naturale, culturale, del paesaggio e il policentrismo aprendo all’esterno;

  • rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate."

 

In particolare:

 

"Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali, trascurare la manutenzione ordinaria, continua, degli invasi e corpi idrici, dei versanti, delle aree boschive e di quelle incolte ...determina a un tempo: rischi elevati, ... costi assai cospicui, ......e talora per le vite umane; perdita di occasioni di reddito e di vita. La messa in sicurezza diventa efficiente e possibile solo quando viene effettuata o promossa o supportata da una popolazione residente nel territorio, che sia capace di rappresentare gli interessi collettivi e possa divenirne “custode”, anche perché ne trae vantaggi.

 

La tutela delle aree interne e la promozione delle diversità offrono opportunità di sviluppo ma a loro volta richiedono che nelle aree interne vi sia sviluppo. Solo se si aprono nuove opportunità di sviluppo - per cui si intende tanto la crescita economica quanto l’inclusione sociale (ossia accesso del maggior numero di persone a livelli socialmente accettabili di servizio e di opportunità di vita) - la popolazione troverà attraente e conveniente vivere in questi territori, in modo permanente o per una parte della propria vita, e potrà quindi assicurare manutenzione e promozione della diversità.

 

Tra i primi due obiettivi e questo terzo ...esiste quindi una relazione biunivoca.

 

Una valorizzazione adeguata delle aree interne, dei loro boschi, campi, pascoli, valli, fiumi, cime, borghi e centri maggiori, può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro: nei comparti del turismo, dei servizi sociali, dell’agricoltura (dove l’idealità ecologica può divenire politica agricola positiva), della rivitalizzazione e valorizzazione degli antichi mestieri, dove possono combinarsi saperi stratificati e innovazione. Così come un disegno efficiente delle piattaforme dello stato sociale – prima di tutto della salute e dell’istruzione – può consentire a un tempo migliori servizi per tutti – e quindi attrattività dei luoghi – e minori costi."

 

Come chiarisce l'Accordo di Partenariato 2014-2020, in Italia, anche limitandosi a definire le Aree interne in funzione della sola lontananza dai servizi essenziali, e dai relativi poli di concentrazione degli stessi, esse rappresentano comunque il 53 % circa dei Comuni italiani (4.261), cui corrisponde il 23 % della popolazione residente secondo l'ultimo censimento, ed oltre il 60 % della superficie territoriale del Paese.

Inoltre, circa il 97 % della popolazione delle Aree interne risiede in Comuni ricompresi nella Zona C (Aree rurali intermedie) e della Zona D (Aree rurali con problemi di sviluppo) - zone, queste ultime, tendenzialmente coincidenti con gli ambiti montani – compreso il nostro Appennino.

 

 
Figura 65 - Mappa delle Aree interne

Figura 65 - Mappa delle Aree interne

 

Da Accordo di Partenariato Italia 2014-2020 Sezione 1A: Proposta di Mappa delle Aree Interne in Italia 2014:


La mappatura delle aree interne prodotta a livello nazionale sulla base degli indicatori scelti e disponibili in modo omogeneo per tutti i territori, è uno strumento analitico di inquadramento geografico e non assume la valenza di zonizzazione.
La mappatura:

a) evolve potenzialmente nel tempo in ragione delle modifiche che avvengono nella disponibilità territoriale dei servizi considerati quali di base e della loro vicinanza misurata in termini di distanza temporale per la fruizione;

b) nel rispetto dei principi metodologici di costruzione condivisi nella formulazione della strategia nazionale Aree interne, a questa mappa si associano eventualmente specifiche mappature definite a livello regionale rimodulate sulla base di variabili ulteriori, comunque in linea con i principi definitori condivisi, che possono considerare altri indicatori di natura simile, ma più appropriati alle condizioni territoriali specifiche, ovvero presentare sub ordinamenti ulteriori delle aree in considerazione di (ad esempio indicatori di fragilità socio-economica).

 
 

La Regione Emilia-Romagna, in sede di prima individuazione delle Aree interne alla propria scala, con il  Documento strategico regionale dell’Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) 2014-2020 (4793 KB) (Delibera dell’Assemblea legislativa regionale n. 167 del 15 luglio 2014) procede ad ulteriori approfondimenti, arrivando ad un dettaglio regionale della mappa delle Aree Interne.

 

La geografia della Aree Interne per quanto riguarda la parte montana, individua i tre sub-sistemi della Montagna occidentale, della Montagna centrale (comprensiva della Montagna centro-occidentale), e della Montagna orientale, rispettivamente interessanti le aree ex provinciali di:

  • Piacenza e Parma;
  • Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna;
  • Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

 

I soggetti di riferimento per i progetti di sviluppo locale sono individuati nelle diverse forme gestionali associative, tra le quali in primo luogo le Unioni di Comuni.

 

 

Fonte dell’immagine: Documento strategico regionale dell’Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) 2014-2020, Delibera dell’Assemblea legislativa regionale n. 167 del 15 luglio 2014

Fonte dell’immagine: Documento strategico regionale dell’Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) 2014-2020, Delibera dell’Assemblea legislativa regionale n. 167 del 15 luglio 2014