Il riordino istituzionale come fattore di sviluppo strategico

In questa fase storica,  in riferimento particolare, ma non esclusivo, ai Comuni montani, la ricerca di forme associative assume a pieno titolo il valore di un’azione strategica, in grado di favorire dinamiche di sviluppo, ma prima ancora di garantire le comunità locali dal rischio di arretramento.

 

Lo Statuto della Città metropolitana di Bologna prevede infatti, tra i Principi generali che dovranno orientare l’azione della nuova istituzione, che la Città metropolitana coordini,

 

"nel rispetto delle reciproche autonomie, l'attività dei Comuni singoli o associati del suo territorio, in conformità ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, valorizzando prioritariamente il ruolo delle Unioni e promuovendo la fusione di Comuni (Articolo 1, comma 3)."

 

Introdotte nell’ordinamento dalla legge n.142/1990, le forme associative fra Comuni, l’Unione e la Fusione di Comuni, hanno trovato in questi decenni ampio riscontro nella legislazione e nelle politiche della Regione Emilia-Romagna, fino alla legge regionale n.13/2015, di Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni.

 

Con l'obiettivo di rendere concretamente sostenibili i percorsi di fusione dei Comuni nell’intero territorio regionale, la legge regionale 13/2015 introduce norme di ulteriore semplificazione procedimentale e di incentivazione finanziaria, allo scopo di stimolare fusioni demograficamente significative e coinvolgenti il maggior numero di Comuni (Articolo 9, comma 1), garantendo fra l’altro ai Comuni derivanti da fusione la priorità rispetto a programmi e provvedimenti regionali che prevedono contributi nei dieci anni successivi alla loro costituzione (Art. 9 comma 3).

 

La capacità di rispondere alle esigenze di una cittadinanza costantemente in movimento, a un quadro di bisogni sempre più dinamico e articolato sotto il profilo geografico, sociale, occupazionale, generazionale, è oggi messa in seria discussione dalle ristrettezze in cui si trova il singolo Comune, ma può in parte essere rafforzata dalla razionalizzazione della spesa consentita dall’adesione alle forme associative.

 

Le forme associative, e le Fusioni in particolare, agendo come fattori strategici di sviluppo dei Comuni più piccoli attraverso il conseguimento di adeguate economie di scala, permetterebbero la progressiva riduzione degli squilibri che esistono tra i cittadini delle diverse parti dell’area metropolitana, tendendo a raggiungere per essi reali condizioni di eguaglianza e di maggiore pienezza della cittadinanza.

 

Diversi gli strumenti messi a disposizione dalla normativa:  alcuni, come le Unioni di Comuni e gli ambiti ottimali per l’erogazione dei servizi (i Distretti), sono già in funzione su larga scala e con successo, ad opera dei Comuni della Città metropolitana di Bologna e della Regione Emilia-Romagna.

 

Altri strumenti, quali la Fusione di Comuni, hanno già dato luogo ai primi fatti compiuti, come nel caso del Comune di Valsamoggia e della Fusione dei Comuni di Porretta Terme e Granaglione nel Comune di Alto Reno Terme, che sarà operante dopo il rinnovo elettorale, ma devono ancora dispiegare per intero la propria potenzialità di modificare gli assetti dati in funzione di una sempre migliore risposta ai cittadini ed alle comunità amministrate.

 

Il riordino istituzionale conferma quindi il proprio valore di azione strategica diffusa e lungimirante, che riguarda potenzialmente la totalità dei Comuni dell’area metropolitana a eccezione del capoluogo, e mira a razionalizzare e rendere più efficiente l’ordinaria amministrazione e più incisiva ed efficace la capacità dei territori di esprimere in autonomia proprie specifiche progettualità di sviluppo, nei confronti dei sistemi di programmazione metropolitano, regionale, nazionale ed europeo..

 

Un’azione strategica conveniente per i territori, facilmente comprensibile da parte dei cittadini e rispettosa della loro opinione, espressa attraverso referendum popolare a carattere consultivo, forma ritenuta ormai a valenza vincolante dalla giurisprudenza.

 

 
Situazione attuale