Apollonio Marina

Luogo di nascita: Trieste


Data di nascita: 12 novembre 1940


Luogo di morte:


Data di morte:

 

Ambito di attività: installazioni (optical art – arte cinetica)

 

Ambito geografico di appartenenza: nord-est e nord Italia (Padova – Milano)


Qualifica: Artista

 

Periodo: XX e XXI secolo

 

 
 
Bibliografia

- Marina Apollonio, catalogo della mostra alla Galleria Il Cenobio di Milano, dal 12 aprile 1967

- C. Belloli, Marina Apollonio: anticampi cromoformali ottico rotatori/cinetensivi a radiazione progressiva, catalogo della mostra alla Galleria Arte Struktura di Milano, febbraio 1979

- A. Fioretto, C. Vernier, Marina Apollonio - Dinamiche circolari. Opere 1964-2011, catalogo della mostra alla Fioretto Arte Contemporanea – Galleria al Montirone di Abano Term (Padova), 24 settembre - 31 ottobre 2011, Grafiche Turato, Rubano 2011

- S. Capolongo, S. Cortina, Fuori dal coro. Marina Apollonio, Dadamaino, Marcello Morandini, Jorrit Tornquist, catalogo della mostra all’Associazione Culturale Renzo Cortina di Milano, 4 giugno - 19 luglio 2013, Cortina Arte Edizioni, Milano 2014 (leggi qui)

- AA.VV., Marina Apollonio, catalogo della mostra alla Galleria 10 A.M. Art di Milano, 10 gennaio - 11 aprile 2015 (leggi qui)

 
Biografia

Marina Apollonio, figlia del critico d'arte Umbro Apollonio e di Fabiola Zannini, nasce nel 1940 a Trieste. Si trasferisce con la famiglia a Venezia all’età di otto anni, quando il teorico è chiamato a dirigere l’archivio storico della Biennale. Cresce nel vivace ambiente artistico frequentato dal padre e dopo gli studi superiori frequenta i corsi di pittura di Giuseppe Santomaso all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Durante gli anni di studio si dedica alla progettazione di industrial graphic design e a soluzioni di architettura per interni e nei primi anni Sessanta inizia la sua ricerca sulla percezione e sulla comunicazione visiva.

Nel 1963 si reca a Parigi dove lavora come designer presso lo studio di architettura Édouard Albert e l’anno seguente, rientrata in Italia, realizza i primi Rilievi metallici a sequenze cromatiche alternate e le prime Dinamiche circolari. Quest’ultima è una ricerca tra le più importanti di Marina Apollonio, una ricerca poliedrica che sintetizza in modo semplice uno studio complesso. Punto di partenza è il cerchio su cui l’artista imprime un tessuto di linee bianche e nere, matematicamente calcolate al fine di attivare fenomeni di restrizione ed espansione della forma e creare sensazioni di concavità e convessità attraverso effetti ottici. Dell’essenzialità e della semplicità del cerchio, figura geometrica ricorrente nell’opera dell’artista, dice nel 1967: «l'interesse della mia ricerca è rivolto all'indagine nell'ambito di una forma primaria qual è, in questo caso, il cerchio allo scopo di studiarne le possibilità strutturali per renderla attiva cercando il massimo risultato con la massima economia. Ne deriva un impiego estremamente rigoroso, e funzionale rispetto allo scopo, degli elementi costitutivi».

In questo periodo conosce Getulio Alviani, artista e teorico, che la convince a presentare le sue opere al pubblico: nel 1964 Marina Apollonio esordisce quindi alla collettiva, organizzata presso il Centro d'Arte Il Chiodo di Palermo, vincendo il primo premio. Sono gli anni in cui sperimenta con materiali industriali moderni, per creare strutture dinamiche e fluttuanti.

Come gli esponenti dell'Optical Art Apollonio sente il desiderio di un'arte depersonalizzata e per questo dalla metà degli anni Sessanta è parte integrante dei movimenti dell'Arte Ottico-Cinetica. Gravita inoltre intorno al Gruppo N di Padova e al Gruppo T di Milano, condividendone i codici, gli intenti e i materiali. Frequenta oltre ad Alviani, anche Dadamaino e gli altri membri di Azimuth, conosce il GRAV, il Gruppo Zero e Nova Tendenza. Nel 1965 è tra gli artisti presenti alla collettiva “Nova Tendencija 3”, la mostra internazionale svoltasi nello stesso anno alla Galerija Suvremene Umjetnosti, alla Galleria d'Arte Contemporanea e al Museo dell'Arte di Zagabria. Numerose sono in seguito le sue personali, tra le quali quelle alla Galleria Il Cenobio di Padova nel 1967, alla Galleria Sincron di Bergamo nel 1968, alla Galerie Historial di Venezia nel 1970 e alla Galleria Method di Vigevano nel 1975. In occasione dell'esposizione alla galleria Paolo Barozzi di Venezia poi, conosce Peggy Guggenheim, la quale dopo aver visto le sue opere acquista Rilievo n. 505 per la sua collezione.

Dalla metà degli anni Settanta Marina Apollonio realizza opere basate sul rapporto ortogonale di linee parallele colorate, verticali e orizzontali, su fondo nero. La sua ricerca, in bilico tra arte e scienza, rende lo spettatore protagonista di una visione spazio–temporale da lei minuziosamente programmata. L’equilibrio tra gli opposti, soprattutto tra il bianco e nero, determinano lo stile iconico e distintivo dell’artista che, seppur privilegiando materiali diversi, dalla plastica al legno a materiali di recupero fino a sperimentare la tessitura, dagli esordi conferma la sua cifra stilistica costituita dalla figura del cerchio coniugata in una ostinata bicromia bianco-nero o in cromatismi alternati a contrasto.

Gillo Dorfles, in un testo critico del 1979 commentando i lavori dell’artista notò che oltre al processo creativo Marina Apollonio sapesse aggiungere al suo percorso artistico qualcosa di più: «Spesso la donna, più dell'uomo sa raggiungere quella perfezione esecutiva, quel calibrato rigore compositivo che invece è alieno alla più tumultuosa creatività maschile. […] (Vi si incontra) l’impulso alla messa in azione di altre funzioni percettive, basate, non solo sulla sensorialità visiva, ma su altri aspetti sensoriali quali la batiestesia (sensibilità profonda), la stereognosia (sensibilità volumetrica), e forse anche altre forme di sensibilità tattile e cinetica».

Nel 2007 l’artista realizza per la mostra “Op Art” alla Schirn Kunsthalle di Francoforte, quella che può essere considerata l’espressione apicale della sua ricerca. Il progetto, pensato tra il 1967 e 1971, si intitola Spazio ad attivazione Cinetica e consiste in un’installazione di dieci metri di diametro composta di linee dinamiche bianche e nere. Una danza ciclica che si dipana agli occhi degli spettatori coinvolti direttamente nell’azione cinetica dell’opera.

Oggi Marina Apollonio vive e lavora a Padova e partecipa a numerose collettive legate alla pratica della Optical Art e dell’Arte Cinetica.

 

Si consiglia di consultare il sito  della Galleria 10 A.M. ART di Milano, per una biografia e una bibliografia critica, completa e aggiornata.