PERCORSI DIDATTICI

 
Diffusione illecita di materiale intimo
 

CONTENUTI
Atti persecutori e diffusione illecita di materiale intimo: come riconoscerli e quali sono gli strumenti tutela delle ragazze.

TARGET

Scuole secondarie di primo e di secondo grado, enti di formazione professionale. Extra scuola: comunità,  centri di aggregazione, adulti di riferimento

 

DURATA INDICATIVA

2 ore

 
Suggerimenti per il lavoro con le classi

1) Partire dalla definizione "Condivisione non consensuale di materiale intimo". Si tratta di un reato previsto dal 2019 all’interno del codice penale all’articolo 612 ter. Consiste nell’uso di immagini o video privati a contenuto sessuale senza il consenso della persona ritratta o ripresa negli stessi. Può essere una estensione della violenza sulle donne nello spazio on line. Il reato ha come mezzo prediletto di diffusione internet, social, o chat ma le ripercussioni per le vittime si estendono alla vita “reale”.

 

2) Uso dell’espressione «revenge porn»: Perché è meglio parlare di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

  • Il termine ‘revenge’ rimanda al concetto di vendetta che rivittimizza la ragazza o la donna, attribuendole una colpa. La diffusione illecita è invece un atto di violenza, di cui la persona che subisce non ha nessuna responsabilità. La matrice del reato di diffusione illecita non si ritrova nella vendetta o nella espressione della sessualità ma nel potere e controllo (fisico, psicologico, economico) che si può ottenere dall’uso dell’immagine privata e intima della donna. Il concetto di vendetta feticizza e giustifica la mancanza di consenso. Inoltre fa riferimento esclusivamente a ex partner che condividono con amici o conoscenti video o foto a sfondo sessuale ricevute da ex, escludendo altre fattispecie, come ad esempio la condivisione di immagini di donne sconosciute.
  • Anche il riferimento alla pornografia è fuorviante: il materiale condiviso era destinato alla sfera privata (pratica del sexting), la sua diffusione è priva di consenso, elemento che invece esiste nel porno. Questa espressione promuove quindi una narrazione che non distingue tra pornografia e violenza, tra consenso e abuso. Trasforma chi subisce “revenge porn” in attrici pornografiche apparentemente consenzienti, trasformando in intrattenimento un atto lesivo che costituisce reato.

 

Questo tipo di narrazione:

  • Normalizza e giustifica a livello sociale un comportamento illecito, rendendo il fenomeno giustificabile e sempre più diffuso
  • Punisce la libera espressione della sessualità femminile
  • Colpevolizza la vittima per essersi fatta filmare, aver inviato proprie immagini e rende giustificabile l’atto di diffondere le stesse
  • Si concentra sul comportamento della donna anziché su quello dei colpevoli, incrementando nelle donne il senso di vergogna che le conduce spesso all’isolamento

 

3) Aprire il confronto con la classe e raccogliere opinioni ed esperienze da parte di studentesse e studenti: conoscono questo fenomeno? Quale delle due espressioni utilizzano per nominarlo? Hanno memoria di casi di questo genere letti sui giornali o accaduti nel contesto della scuola? Quali strategie si possono mettere in atto per contrastarlo?

 
Linee di intervento nell'Istituto/Ente

Introdurre questa attività nelle ore di educazione civica, diritto e/o in moduli interdisciplinari, ad es. storia/economia/inglese. Si possono utilizzare durante la lezione articoli di giornale sul fenomeno o mostrare video di campagne contro la diffusione non consensuale di materiale intimo.

 
Materiali di riferimento

Link

 

Libri

  • Giorgia Butera, Dal sexting al revenge porn. Consapevolezza, educazione e crimine digitale, Castelvecchi, 2023
  • Francesca Florio, Non chiamatelo revenge porn: storie di persone comuni, vittime presunte colpevoli, Mondadori, 2022
  • Alessandra Paladino, Revenge porn e cyberbullismo, Alpes, 2020
  • Silvia Semenzin, Lucia Bainotti, Donne tutte puttane: Revenge porn e maschilità egemone, Durango Edizioni, 2021.
  • Teresa Manente, La violenza nei confronti delle donne dalla Convenzione di Istanbul al “Codice Rosso”, G. Giappichelli Editore, 2019
  • Carlotta Vagnoli, Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere, Fabbri Editori, 2021.