Si è tenuto il 29 maggio, presso la sede della Fondazione Yunus Italia in Via D’Azeglio 48 a Bologna, il secondo appuntamento del ciclo di incontri dedicati a violenza economica e indipendenza finanziaria delle donne.
L’apertura dell’evento è stata affidata ai saluti istituzionali di Giuseppe Torluccio, Vicepresidente della Fondazione Yunus Italia, e di Maria Benedetta Cabitza, Development Consultant e Project Manager della Fondazione. Tra i relatori: Barbara Setti (Banca Etica), Katia Reguzzoni (Microfinanza), Daniela Brancati (Ente Nazionale per il Microcredito) e Lorenzo Sartori (Emilbanca).
Durante gli interventi è stato evidenziato il ruolo del microcredito come strumento di emancipazione, soprattutto per le donne che vivono situazioni di violenza economica. La Fondazione Yunus Italia ha presentato i propri progetti di educazione finanziaria rivolti ai centri antiviolenza, incentrati sulla gestione delle risorse e sull’utilizzo del credito come leva per uscire da situazioni di dipendenza.
Uno dei focus principali è stato il divario di genere in ambito economico. È stato sottolineato come l’Italia occupi oggi l’87° posto a livello globale per disparità di genere, e come il 37% delle donne italiane non possieda un conto corrente bancario.
Banca Etica ha illustrato le proprie azioni concrete, tra cui:
La giornata si è conclusa con una riflessione sull’importanza di superare una visione limitata del microcredito, promuovendo una microfinanza integrata che comprenda anche servizi non finanziari, come formazione, accompagnamento e supporto personalizzato.
È stato evidenziato come la microfinanza debba necessariamente adattarsi ai contesti locali, tenendo conto delle specificità sociali, economiche e culturali di ciascun territorio. Non esiste infatti un modello unico: ciò che funziona in un contesto urbano può non essere efficace in un’area rurale o in una comunità con strutture sociali differenti. Una microfinanza realmente efficace è quella capace di rispondere ai bisogni concreti delle persone e dei territori, integrandosi nello sviluppo locale e contribuendo a generare opportunità sostenibili e durature.
Infine, è stato affrontato anche il tema culturale: parlare di denaro resta spesso un tabù per molte donne, in un contesto storicamente dominato dalla gestione economica maschile. Un cambio di paradigma è necessario per promuovere sviluppo locale, equità e una partecipazione piena e consapevole delle donne alla vita economica del Paese.