Dopo aver ragionato, nell'edizione 2010 della scuola, sui problemi connessi alla rendita ci vogliamo occupare dei modi per rimediare alla "malattia della crescita".
Per un crescente numero di studiosi di tutto il mondo, esperti delle discipline umanistiche e scientifiche, non è sufficiente cercare meccanismi correttivi del modello economico-sociale dominante, bensì occorre ipotizzare un modello alternativo, in sostituzione dell'attuale fondato su un'illimitata crescita della produzione di merci. Che implicazioni comporta, per la pianificazione territoriale e urbanistica, abbandonare uno scenario di crescita/sviluppo per assumerne uno che sia basato sul limite, sulla conservazione o sulla decrescita? Come possiamo immaginare città e territori del dopo-"sviluppo"?