Quale ruolo per la Città metropolitana?

Con le elezioni del Comune capoluogo e quelle del Consiglio metropolitano nel 2016 si chiude la lunga fase costituente della Città metropolitana.

In questo periodo, iniziato il 1° gennaio 2015, si sono definite le funzioni della Città metropolitana (siamo stati i primi in Italia ad aver firmato l’intesa con la Regione) e c’è stato il conseguente passaggio di dipendenti (da circa 900 a meno di 500) e la riorganizzazione dell’Ente resasi necessaria per adeguarsi alle nuove funzioni.

 

Ora, per la prima volta, abbiamo davanti un intero mandato amministrativo per affermare l’importanza della Città metropolitana.

Nei nostri propositi vuole essere un ente leggero nella struttura ma forte nella capacità di indirizzo e di servizio ai Comuni, un ente che svolge in prevalenza funzioni di pianificazione, programmazione e indirizzo e che ha al centro la cura e lo sviluppo strategico del territorio. Un Ente impegnato anche nella cura del proprio territorio a partire dalla gestione delle scuole e delle strade che hanno peraltro un forte impatto sulla qualità della vita dei 35mila studenti che ogni giorno frequentano gli edifici scolastici superiori e delle decine di migliaia di cittadini che ogni giorno percorrono i quasi 1.400 chilometri di strade provinciali.

 

La forza della Città metropolitana sarà nella sua capacità di essere soggetto propulsivo del sistema urbano regionale esercitando fino in fondo il ruolo di hub dell’intera comunità regionale, di porta di accesso dell’Emilia-Romagna nel mondo; un ruolo, riconosciuto anche dall’Intesa quadro con la Regione, che abbiamo grazie alla grande concentrazione di infrastrutture di servizio al sistema regionale, alla presenza di sistemi di imprese altamente competitivi, di strutture di ricerca di rilevanza anche internazionale e di eccellenze sanitarie.

La forza della Città metropolitana sarà di creare una comunità metropolitana che pur nelle sue differenze, condivida una visione unitaria, dove il lavoro, la buona occupazione, lo sviluppo e l’innovazione siano al centro.
La forza della Città metropolitana sarà portare la “Bologna da un milione di abitanti” ad essere un sistema unitario, fortemente connesso, attrattivo e così stabilmente competitivo in Europa.

 

Quando diciamo che vogliamo essere leggeri nella struttura ma forti nell’indirizzo intendiamo dire che la Città metropolitana è innanzitutto una federazione di Comuni, che al centro deve avere il protagonismo delle Unioni dei Comuni per quanto riguarda la gestione dei servizi necessari ai nostri cittadini. Le Unioni devono diventare il punto e il nodo forte della nostra filiera istituzionale grazie anche al fatto che il territorio metropolitano ha già esperienze molto avanzate di gestione unitaria sopra la dimensione comunale.

La legge ci permette di delegare funzioni alle Unioni dei Comuni e nello stesso tempo permette alle Unioni dei Comuni e ai Comuni di delegare funzioni alla Città metropolitana. In questo modo potremo continuare sulla strada dell’aggregazione di uffici metropolitani, a partire dalla collaborazione nei servizi giuridici specializzati, dallo sportello unico metropolitano per le imprese e dall’ufficio unico metropolitano della mobilità. Segnali in questo senso ne abbiamo già dati per quanto riguarda la Conferenza socio-sanitaria e la Conferenza per la casa.

 

Questo sarà dunque un mandato caratterizzato da decisioni importanti per Bologna metropolitana. Verranno approvati per la prima volta (perchè la legge prima non li prevedeva) strumenti di pianificazione fondamentali per lo sviluppo del territorio.
Il tutto sarà guidato dal Piano strategico metropolitano, che verrà adottato entro la metà del 2017, e che – come prevede la legge 56/2014 - non sarà più uno strumento redatto in forma volontaria come in questi anni ma un atto di indirizzo generale che vincolerà tutte le amministrazioni locali operanti nel territorio metropolitano.
Con la recente approvazione delle “linee di indirizzo del PSM 2.0” da parte del Consiglio metropolitano, previo parere della Conferenza metropolitana, si sono sanciti ed esplicitati gli obiettivi che il nuovo PSM 2.0 dovrà perseguire nella sua scelta di progetti ed azioni concrete volte a promuovere in modo armonico e coordinato lo sviluppo economico e sociale del territorio per essere uno dei centri propulsori dell’intero sistema regionale, nazionale ed internazionale.
Si tratta di 7 obiettivi che puntano su “l’identità di Bologna metropolitana: un luogo ideale per vivere e per sviluppare nuovi progetti”, sulla “Rigenerazione urbana e ambientale per città belle, sicure e sane”, su “Più mobilità e meno gas serra”, su “Manifattura, nuova industria e scuola come motori di sviluppo”, su “Bologna metropolitana come capitale della produzione culturale e della creatività. Accesso alla conoscenza aperto, libero, facile”, su “un sistema educativo equo e paritario dalla prima infanzia all’università” e su “Salute e welfare: la filiera del benessere che genera ricchezza”.
Questi obiettivi portanti del Psm devono essere raggiunti puntando anche su 3 fattori trasversali: “attenzione ai generi e alle generazioni”, “implementazione delle tecnologie digitali” e “una relazione più semplice e aperta con le istituzioni pubbliche”.

 

Una visione integrata e condivisa delle linee di sviluppo in sintonia con le priorità della politica regionale che potrà assicurare un utilizzo mirato dei fondi europei e nazionali. In tal senso non deve quindi sorprendere come, nella descrizione degli obiettivi, alcuni temi ricorrano: altro non è che il segno di una virtuosa convergenza, cercata e trovata tra Regione Emilia-Romagna, Città metropolitana e Unioni dei Comuni.

Il Piano Strategico Metropolitano che verrà adottato contenerrà gli obiettivi generali, settoriali e trasversali di sviluppo nel medio e lungo termine per l’area metropolitana e individuerà:

 

  • le priorità di intervento;
  • le risorse necessarie al loro perseguimento;
  • il metodo di attuazione.

 

Con il PSM 2.0 si dovranno quindi compiere scelte precise rispetto ai temi e alle vocazioni da governare e sostenere al fine di garantire una visione forte e chiara del futuro che si vuole per la Città metropolitana di Bologna anche al fine di non disperdere risorse.

 

Per dare consistenza al ruolo degli attori economici e sociali più rilevanti, delle società partecipate e delle amministrazioni non territoriali verrà istituito il Consiglio per lo Sviluppo, un organo composto dai rappresentanti di questi soggetti a cui saranno assegnate funzioni di iniziativa e valutazione consultive in ordine alle azioni iscritte nel piano strategico.
Parallelamente abbiamo deciso di procedere alla creazione di un Advisory Board: un organismo di valutazione scientifica che funzionerà come organo di validazione dei progetti del Psm, con la partecipazione dell’Università di Bologna. I componenti parteciperanno a titolo gratuito.

 

Infine, per quanto riguarda la partecipazione civica ai lavori di pianificazione strategica, si darà vita a un nuovo ciclo di confronti sul territorio, sul modello de “La voce delle Unioni”, questa volta mirato ad aprire la discussione sulle linee strategiche definite e a raccogliere le proposte dalle Unioni, nonché a raccogliere le idee e i suggerimenti dei cittadini in incontri strutturati sul modello del debat public francese.
Anche la prossima stagione di pianificazione strategica si ispirerà dunque al metodo della partecipazione e dell’inclusione. Perchè questo lavoro vogliamo svolgerlo insieme al nostro associazionismo intermedio, perché come abbiamo fatto il Piano strategico volontario ancora di più con il Piano strategico istituzionale vogliamo rendere permanente una governance del Piano strategico che veda la condivisione delle associazioni economiche, delle associazioni sindacali, delle associazioni del terzo settore della nostra comunità.

 

Le “Linee di mandato 2016-2021” della Città metropolitana che trovate in queste pagine inevitabilmente sono strettamente connesse alle 7 linee strategiche e ai 3 fattori trasversali del PSM 2.0 e agli ambiti di azione definiti nell’Intesa raggiunta con la Regione Emilia-Romagna nel gennaio 2016.
Il documento è organizzato in 4 ambiti: “PIANIFICAZIONE e CURA DEL TERRITORIO” (connesso agli obiettivi 2 e 3 del Psm 2.0), “SVILUPPO ECONOMICO” (obiettivi 1, 2, 4 e 5), “SVILUPPO SOCIALE” (obiettivi 4, 5, 6 e 7) e “SEMPLIFICAZIONE E INNOVAZIONE AMMINISTRATIVA” (tema trasversale a tutti gli obiettivi del Psm).


Virginio Merola