Un ponte di parole

Progetto pilota ideato e realizzato da Citta metropolitana e Istituzione Gian Franco Minguzzi in collaborazione con IC15 scuola primaria Casaralta succursale
 
 

Con l'ottica di formulare dei progetti pilota, per sperimentare approcci multiculturali di successo, la Città Metropolitana e l'Istituzione Gianfranco Minguzzi hanno ideato “Un ponte di parole”; un progetto con una serie di azione che mirano a porre in rilievo e sostenere:

  • la ricchezza interculturale dell'area metropolitana;

  • la familiarizzazione con le culture “altre”;

  • la sperimentazione di nuovi approcci per l'insegnamento di alcune materie come la matematica, utilizzando una trasposizione culturale dal metodo di un paese terzo;

  • al promozione di azione per l'acquisizione di consapevolezza e competenze dei bambini, al fine di consentire loro di fare propria tale ricchezza.

 

Tra le varie azioni di “Un ponte di parole” sono stati realizzati tre “itinerari” nel quartiere Navile, Bologna, con la classe II c della scuola primaria Casaralta Succursale durante l'anno 2016/2017, e una conseguente attività laboratoriale per la costruzione di una mappa tredimensionale .

 

Dei tre itinerari, due hanno previsto un “tour” nel quartiere dove gli “accompagnatori” erano adulti collegati relazionalmente con gli alunni della classe (genitori, e persone collegate alla famiglia di un alunno), mentre il terzo è stato un itinerario immaginario. I tre itinerari hanno visto come accompagnatori, nel primo itinerario un genitore italo-etiope, nel secondo il diacono della chiesa SS Angeli Cusodi di Via Lombardi, Bologna, amante di storiografia del quartiere Navile, nato e vissuto sempre nel quartiere. Il terzo invece è stato un viaggio immaginario nella Cina attraverso il medico agopuntore cinese, che opera nel quartiere, e una giovane studentessa, sorella di un alunno della scuola, appena ritornata da un anno di studio in Cina. Nei due itinerari in giro per il quartiere, l'accompagnatore di turno ha condotti i bambini nei luoghi ritenuti dallo stesso i più significativi, i luoghi considerati “casa”. Nel terzo la Cina è stata raccontata per portare i bambini in un viaggio immaginario che potesse fornire loro una visione della Cina e della sua vastità culturale.

 

Questi tre itinerari avevano molteplici obiettivi:

  1. rendere evidente come si possa vivere diversamente uno stesso luogo, come in uno stesso luogo, ciascuno individui i propri punti di riferimento, e come essi siano diversi per ciascuno di noi.

  2. fare prendere coscienza ai bambini delle diverse culture che abitano il quartiere, la ricchezza dell'avere diversi “mondi” uno attiguo all'altro e dei quali spesso non ci si accorge.

  3. evidenziare l'evoluzione e i cambiamenti che sono avvenuti nel corso dei secoli attraverso un percorso storiografico.


Al termine di questi tre itinerari è iniziato il laboratorio per la costruzione della mappa tridimensionale. Il laboratorio prevedeva un percorso introduttivo di narrazione verteva su un intreccio tra le scoperte di Marco Polo durante il viaggio e la sua permanenza in Cina con le città invisibili di Calvino. Un accompagnamento immaginativo che si concludeva con la costruzione di un plastico nel quale si intersecavano le esperienze degli itinerari culturali e i racconti introduttivi del laboratorio.

 

L'intero percorso introduttivo di narrazione ha raggiunto il suo obiettivo: fare emergere nei bambini l'emozione provocata della scoperta di un viaggio attraverso mondi diversi. Emozione utilizzata successivamente, per stimolare la consapevolezza della possibilità di scoperta di tutti questi mondi nel proprio quartiere di residenza, e aiutarli a ricollegare l'esperienza con quella degli itinerari.

 

Al termine di questo percorso introduttivo il laboratorio è entrato nella sua fase pratica in cui i bambini dovevano mostrare a Marco Polo il loro quartiere costruendolo. Con un mix di materiali di riciclo prelevati presso l’Ass. Re Mida e materiali e strumenti adatti per le realizzazioni artistiche (carboncini, colori acrilici e ad olio, legno, polvere di gesso, polveri fissanti, colle, etc.) i bambini realizzano il plastico ricostruendo tutti i luoghi che li hanno maggiormente colpiti durante gli itinerari, così troviamo: il ristorante cinese Koko Wok, il ristorante africano Adal, la pista ciclabile con sotto i binari del treno, il palazzo ottocentesco chiamato “i 52 camini”, il muro con le schegge della Ex caserma Sani. A questi luoghi affiancano luoghi di fantasia, come il “Palazzo Molle” (una struttura fatta da strisce di carta assemblate, individuabile nella foto sotto), una navicella spaziale etc... .

 

Durante il laboratorio vi sono piccoli accadimenti di cui facciamo menzione per meglio rendere il clima che si è venuto a creare.
Un bambino italiano ritaglia da una rivista per una bambina di origini etiopi un aereo della compagnia di bandiera etiope e le dice di metterlo nel plastico, perché nel loro Navile c'è anche l'Etiopia, dato che c'è lei. Lei costruisce un aereoporto con sopra l'aereo e lo mette nel plastico, al centro del plastico e dice “Così raggiungiamo tutto il mondo partendo dal parco della Zucca”.
Un bambino italiano cerca di ricostruire le due torri, per farle vedere a Marco Polo in modo che poi possa raccontare in Cina che sono il simbolo di Bologna. 
Un bambino di origine marocchine costruisce un palazzo con una antenna satellitare, e racconta che in casa sua quell'antenna è fondamentale, perché “Con quella i miei genitori guardano in Marocco”.
Una bambina italiana scriva in un biglietto alcuni ideogrammi cinesi imparati durante l'incontro sulla Cina, e lo mette dentro l'edificio che ha costruito.

 

L'azione proposta in questa fase sperimentale, è raccontata nel video promo realizzato.