L’avvio delle indagini regionali e il Progetto Città Sicure


L'attenzione della Regione Emilia-Romagna ai problemi della in/sicurezza risale al 1994, quando per iniziativa del suo Presidente nasce il  Progetto Città Sicure , che dà luogo alla rivista Quaderni di Città Sicure, con il coordinamento scientifico del criminologo Massimo Pavarini.

Il Progetto Città sicure sul piano organizzativo è un’articolazione della Direzione generale della Presidenza della Giunta regionale, sul piano tecnico-scientifico si propone di definire una metodologia per progettare la sicurezza urbana

Del Comitato scientifico della rivista Quaderni di Città Sicure fanno parte, oltre a Massimo Patarini (UNIBO), Tullio Aymone (UNIMO), Marzio Barbagli (UNIBO), Raimondo Catanzaro (UNI Trento), David Nelken (University College London), Dario Melossi (UNIBO), Giuseppe Mosconi (UNI Padova), Salvatore Palidda (UNI Pavia), Tamar Pitch (UNI Camerino), Antonio Roversi (UNIMO).

Il Progetto Città Sicure ha l’obiettivo, fra gli altri, di realizzare annualmente un bilancio delle condizioni di sicurezza dei cittadini e delle politiche relative, che porta nel 1995 alla pubblicazione del primo Rapporto sulla sicurezza in Emilia-Romagna , cui seguiranno altri tredici Rapporti annuali fino al 2011.

Il primo Quaderno di Città Sicure, già dal luglio 1995, nell’esporre le Tesi di fondo del Progetto opera la distinzione tra pericolosità oggettiva della criminalità e percezione sociale del rischio criminale, ponendo la seguente questione:

 

…il mutamento …nella percezione sociale del rischio criminale è l’effetto di un aumento altrettanto decisivo della pericolosità oggettiva della criminalità, ovvero è dipendente da altre e più nascoste cause connesse alla crisi politico-economica?

 

Nell’ambito delle Tesi, si riconosce che i sentimenti di sicurezza o insicurezza sono fortemente influenzati dalle condizioni strutturali di vita dei cittadini e dalle relative differenze (di genere, di reddito, di fascia di età, di occupazione o non occupazione, ecc.), e quindi hanno una relazione diretta con la qualità della vita, ovvero il maggiore o minore benessere, dei cittadini stessi.

Una parte importante del Progetto è riservata alle ricerche sull’opinione della gente in tema di sicurezza e sui bisogni di sicurezza espressi dai cittadini dei diversi ambiti del territorio regionale.

Sempre nel 1995, da parte della Regione, viene svolta la prima rilevazione diretta basata su interviste telefoniche realizzate con sistema C.A.T.I. (Computer Aided Telephone Interviewing), somministrate a 1.500 abitanti della Regione Emilia-Romagna di età superiore a 18 anni, di cui: 300 (il 20 % del campione) residenti a Bologna.

I temi dell’intervista del '95, in sintesi, sono:

  • i problemi più temuti e l’allarme sociale;
  • le esperienze di vittimizzazione, ovvero i casi in cui il cittadino intervistato riferisce di aver subito personalmente un reato;
  • il senso di sicurezza e di insicurezza;
  • i comportamenti concreti di tutela propria, della propria famiglia e dei propri beni;
  • le opinioni sulle cause della criminalità; 6) le opinioni sulle misure da adottare;
  • quali siano, secondo l’intervistato, i compiti dell’ente locale;
  • le opinioni dell’intervistato sulla pena di morte.

 

Dal 1997 il Servizio Studi e Ricerche dell’allora Provincia di Bologna, oggi Servizio Studi e Statistica per la programmazione strategica della Città metropolitana, si è dotato di una struttura per lo svolgimento interno di indagini demoscopiche, attraverso interviste telefoniche o faccia a faccia, chiamata Centro Demoscopico Metropolitano o MeDeC. Con la delibera n. 1178 del 18 luglio 2000, relativa al sondaggio da svolgersi per il Rapporto regionale annuale sui problemi della sicurezza, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna riconosce

 

che per la realizzazione operativa di tale sondaggio sia necessario attivare competenze specialistiche attualmente non presenti all'interno della Regione EmiliaRomagna, e che tali competenze specialistiche siano rinvenibili all'interno di un Ente pubblico, la Provincia di Bologna ed in particolare nell' "Unità speciale studi per la programmazione - MeDeC - Centro Demoscopico Metropolitano", che ha già realizzato indagini dello stesso tipo sfruttando la dotazione CATI (Computer Assisted Telefonic Interview).

 

Per questi motivi, la Giunta Regionale approva il primo Schema di Convenzione con la Provincia di Bologna per la realizzazione operativa del sondaggio, in cui si prevede che la Provincia collabori alla rielaborazione del questionario predisposto dalla Regione per i precedenti sondaggi, revisioni il campione di cittadini rappresentativo del livello regionale, realizzi 1.200 interviste telefoniche, elaborando i risultati e fornendo i dati alla Regione stessa, che conserva la supervisione della ricerca.