Protocollo in materia di appalti pubblici e privati

Obiettivo dell'intesa è contrastare il lavoro sommerso e irregolare

Operaio in cantiere - Archivio Provincia di Bologna

E' stato presentato a palazzo Malvezzi il "Protocollo di intesa in materia di appalti pubblici e privati nella provincia di Bologna finalizzato al contrasto del lavoro sommerso e irregolare", approvato e sottoscritto dal 'Comitato per il lavoro e l'emersione del sommerso' (Cles), presieduto dal direttore della Direzione Provinciale del Lavoro e costituito da Provincia di Bologna, I.N.P.S. (sede di Bologna), I.N.AI.L. (sede di Bologna), Azienda U.S.L. di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Direzione regionale dell'Agenzia delle Entrate, Prefettura-UTG, Ministero dell'Ambiente, Guardia di Finanza, Questura di Bologna, ASCOM, C.N.A. Sede di Bologna, Coltivatori Diretti, Unindustria Bologna, C.G.I.L.di Bologna, CISAL di Bologna, CISL di Bologna, U.I.L. di Bologna, A.G.C.I., Conf. Cooperative, Lega cooperative, Consulenti del Lavoro.

Con il documento le parti si impegnano a perseguire l'obiettivo di assicurare la qualità e l'efficienza nelle fasi di stipulazione ed esecuzione dei contratti di appalto pubblici e privati. 


L'intenzione è individuare criteri e modalità che portino a costituire un sistema che nell'assegnazione degli appalti prediliga i soggetti imprenditoriali che esercitano la libertà d'impresa in termini competitivi non solo economici ma con particolare attenzione alla qualità, nel rispetto dell'utilità sociale e nella valorizzazione della dignità e della sicurezza dei lavoratori.

Scopo generale del Protocollo è individuare buone prassi - distinte per le diverse tipologie di committenti - che possano innescare e supportare circoli virtuosi in tutto il panorama dell'affidamento a terzi di lavori relativi alle imprese e ai servizi.


Il contesto in cui si inserisce il Protocollo vede "un crescente ricorso a strumenti di aggiudicazione finalizzati esclusivamente alla contrazione dei costi", continua il documento, mentre l'utilizzo di lavoro irregolare e la relativa evasione contributiva danneggiano le imprese virtuose con conseguenze negative sia per la qualita' di opere e servizi che  per le condizioni di lavoro.

Nel Protocollo, dunque, si esprime un orientamento favorevole verso le aggiudicazioni alle "offerte economicamente più vantaggiose, che consentano di valutare la qualità complessiva delle offerte, rispetto alle aggiudicazioni al prezzo più basso". Un altro punto dell'intesa, poi, considera "imprescindibile" il "tassativo ed integrale rispetto" della contrattazione collettiva di entrambi i livelli del settore a cui appartiene l'impresa appaltatrice. Per dare effetto ai principi contenuti nel Protocollo, le stazioni appaltanti "avranno cura di inserire nei capitolati di appalto clausole coerenti" con tali principi: clausole che, ad esempio, escludano le offerte che prevedano un costo medio orario del lavoro inferiore a quello delle tabelle ministeriali oppure che obbligano l'azienda vincitrice a rendere disponibile ogni giorno l'elenco di tutti i lavoratori presenti in cantiere. Si giudica "opportuno", poi, che le imprese vincitrici di appalti privilegino "l'impiego di lavoro subordinato a tempo indeterminato, laddove compatibile".


Per dare un'idea della situazione in cui interviene il Protocollo: nel 2010 l'attività ispettiva della Direzione ha portato alla luce 400 lavoratori che formalmente in appalto, ma che in realtà operavano in regime di somministrazione.
Sempre nel 2010 la Direzione ha ispezionato 2.300 imprese: un lavoro svolto da una squadra ispettiva che conta sulla carta 70 unità, che però scendono a circa 40 al netto delle assenze di vario genere.

 
 
Data ultimo aggiornamento: 28-06-2011
 
 
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