Progetto Cicogna bianca

Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758)

Cicogna bianca
(M. Colombari, 2008)

Specie politipica a corologia eurocentroasiatico - mediterranea con distribuzione discontinua e di complessa interpretazione.

Riconosciute due sottospecie: Ciconia c. ciconia (Linnaeus. 1758), presente in Europa, Nord Africa, Medio Oriente, Sud Africa e  Ciconia c. asiatica  (Severtzov, 1872), diffusa in Asia centrale.

Recentemente classificata a livello di specie Ciconia boyciana (Swinhoe, 1873) dell’Asia orientale. Estinta in Italia in epoca storica, è stata oggetto di una serie di azioni di reintroduzione a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo. 

 
Stato giuridico e grado di minaccia

a livello nazionale

  • Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia: A Minor Preoccupazione (LC)
  • Legge 11 febbraio 1992 n. 157: specieparticolarmente protetta

 

a livello comunitario e internazionale

  • BirdLife International 2004: SPEC 2
  • Allegato I, Direttiva 79/409/CEE: specie che richiede misure speciali di conservazione
  • Allegato II, Convenzione di Berna del 19 settembre 1979: specie rigorosamente protetta
  • Allegato II, Convenzione di Bonn del 23 giugno 1979: specie in cattivo stato di conservazione
 
 
Sistematica

Ordine: Ciconiformi (Ciconiformes)

Famiglia: Ciconidi (Ciconidae)

Genere: Ciconia

Specie: Ciconia

 
 
Habitat

Specie di ambiente planiziale, con scarsa o totale assenza di copertura. Tendenzialmente legata alla presenza dell’acqua in periodo riproduttivo.

Nell’areale di nidificazione, si rinviene in zone umide poco profonde, prati allagati, marcite, brughiere, pascoli umidi, terreni dissodati, alvei e golene, litorali sabbiosi, ecc.

Nei quartieri di svernamento, anche in zone più aride come savane e praterie, dove ricerca il cibo spesso in forma aggregata. 

 
 
Fenologia e riproduzione

In Italia, nidificante, migratrice e occasionalmente svernante. I primi arrivi nell’area mediterranea avvengono in marzo-aprile, mentre la partenza dei migratori autunnali verso i quartieri di svernamento si nota già dal mese di agosto.

In Europa, le rotte migratorie confluiscono in massima parte su Gibilterra e Bosforo, secondariamente interessano lo stretto di Messina e il Canale di Sicilia. Nidi voluminosi visibili a distanza, isolati o raggruppati, costruiti su edifici, elettrodotti, pali di sostegno di linee elettriche o, più raramente, su alberi isolati. L’attività riproduttiva inizia generalmente nel mese di marzo con il riassetto del nido che viene utilizzato per più anni dalla stessa coppia; la cova, condotta da entrambi i sessi, dura 32 giorni e i giovani si involano a poco meno di tre mesi d’età.

Il successo riproduttivo e mediamente di 2-3 giovani, più raramente 1-5.

 
 
Consistenza della popolazione nazionale

Per l’Italia, i dati storici disponibili documentano gli ultimi casi di nidificazione in Lombardia e Veneto nel XVI secolo.

Tuttavia, dall’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, si è assistito ad una serie di tentativi di reinsediamento spontaneo in Piemonte, per lo più falliti a causa di atti vandalici.

Dal 1985, da parte della LIPU, con l’istituzione di un “Centro Cicogne”, prende avvio un progetto di reintroduzione di lunga durata a Racconigi (CN), cui vengono affiancate dovute campagne di sensibilizzazione. Successivamente, altri “Centri Cicogne” importanti sono sorti a Fagagna (UD),   a Sant’Elena di Silea (TV), nel Parco del Mincio e a Massa Marittima (GR).

Nel 2002, la popolazione nazionale ammontava a 103 coppie nidificanti, di cui 40 in Piemonte, 18 in Friuli,  14 in Lombardia, 11 in Emilia-Romagna e 8 in Veneto, oltre a singole coppie in Toscana, Puglia  e Calabria. Di particolare interesse risulta la ricolonizzazione spontanea della Sicilia, con attualmente la presenza di 11 coppie costitute verosimilmente da individui di provenienza nordafricana. Anche nella nostra provincia, nel 2003, da parte del Servizio Tutela e Sviluppo Fauna dell’Amministrazione Provinciale è stato istituito un ”Centro Cicogne” con l’obiettivo di reintrodurre la specie nella Bassa bolognese. Al momento, nella pianura bolognese nidificano 8-10 coppie

 
 
Fattori di minaccia

Dal 1900, in Europa, la specie ha registrato un preoccupante declino in particolare nel decennio 1974-1984, con un interessamento maggiore delle popolazioni occidentali. Successivamente, la dinamica pare abbia raggiunto una certa stabilità in gran parte dell’areale.

Le cause del declino sono nel complesso poco chiare, ma hanno sicuramente inciso le opere di bonifica, l’agricoltura chimica, gli atti di bracconaggio e le condizioni di siccità nei quartieri di svernamento in Africa.

Anche la folgorazione contro linee elettriche sembra costituire un fattore limitante di una certa rilevanza.