PROPERZIA DE ROSSI - UNA SCULTRICE NELLA BOLOGNA DI CARLO V

di Vera Fortunati e Irene Graziani, Editrice Compositori, 2008

Copertina volume PROPERZIA DE ROSSI - UNA SCULTRICE NELLA BOLOGNA DI CARLO V
Copertina volume PROPERZIA DE ROSSI - UNA SCULTRICE NELLA BOLOGNA DI CARLO V


«Schultora», o «schulptora», ma anche «schultrice», «schulptrice» o ancora «schulptorice»: le numerose varianti con le quali Properzia è denominata dall'estensore delle note di pagamento per la sua attività nella basilica di San Petronio tradiscono, nell'assenza di una versione univoca, la difficoltà a riconoscere un ruolo per la donna in rapporto all'arte della scultura.
Properzia è una pioniera nel misurarsi con uno spazio professionale sino ad allora di esclusivo appannaggio maschile.
Al suo coraggio e al suo ingegno d'artista, «capriccioso» e «destrissimo», abbiamo scelto di dedicare questo secondo volume di studi, dopo quello a risarcimento dell'opera della pittrice Ginevra Cantofoli, nell'ambito delle attività del Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste in Europa dal Medioevo al Novecento che stiamo promuovendo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Fra i più di 6000 profili raccolti - quasi 150 di artiste attive nel contesto bolognese - grande rilievo non poteva non essere riservato a Properzia, prima scultrice nell'Europa moderna, figura quasi leggendaria nel racconto vasariano, ma documentata con certezza dal sopravvivere della formella con Giuseppe e la moglie di Putifarre in San Petronio: un bassorilievo scolpito mettendo le «tenere e bianchissime mani nelle cose meccaniche, e fra la ruvidezza de' marmi e l'asprezza del ferro» (Giorgio Vasari, 1550).
Properzia riesce a suscitare grande interesse non solo per la sua qualità d'artista, ma anche per aver rotto ogni legame con ruoli tradizionali sia attraverso l'opera di scultrice che nel suo vissuto privato; un vissuto di inquietudini e trasgressioni, conclusosi con la morte precoce nel 1530, fra il rimpianto dei concittadini e di papa Clemente VII, a Bologna per l'incoronazione dell'imperatore Carlo V.
La tragica "uscita di scena", degna di un'eroina teatrale, non è isolata nelle biografie delle artiste: così è anche la morte della celebre pittrice Elisabetta Sirani, su cui si allungarono sospetti che condussero addirittura ad un processo per supposto veneficio. Un finale melodrammatico, dunque, frequente nel racconto delle vicende delle donne "dotte", come anche nel caso di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia che morì ancora giovane, pochi anni dopo aver discusso la tesi di laurea dottorale in Filosofia all'Università di Padova (1678); una sorta, quindi, di tema ricorrente che veniva letto un tempo in chiave simbolica, quasi a significare che un impegno professionale o intellettuale, se può essere gestito dall'uomo abitualmente e con disinvoltura, non può essere sostenuto invece dalla natura fragile della donna.
La decodificazione delle fonti, possibile anche grazie all'impulso degli women's studies, ha aperto una via interpretativa più attuale e libera da stereotipi radicati nella storiografia: i casi di Properzia, Elisabetta e della Cornaro, che aveva consacrato la propria esistenza allo studio, possono essere rappresentativi del grande sforzo necessario alle donne per affermarsi in ambiti prima unicamente riservati agli uomini.
La loro storia diviene determinante per riscrivere la storia -anche la storia dell'arte- nel suo insieme, rifondandola su una prospettiva integrata dai volti silenti di protagoniste spesso inedite nell'ambiente degli studi.
E finalmente le loro presenze frammentarie o talvolta le loro assenze riescono ad entrare nella visione storica per ricomporla nella sua complessità.

Simona Lembi
Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Bologna (mandato 2004-2009)

 
 
 
 
A cura di: Servizio cultura e pari opportunita'

Data ultimo aggiornamento: 10-09-2015