I nuovi orientamenti delle politiche europee e la Strategia di Lisbona 2020

Il momento attuale, il 2015, riveste un particolare interesse e rilievo in quanto si colloca all'avvio di una nuova stagione sia di finanziamento dei Fondi SIE sia di impostazione e finalizzazione delle stesse politiche europee di co-finanziamento degli Stati membri, attraverso il ricorso ai Fondi strutturali e di investimento.

 

Si tratta della Strategia di Lisbona 2020 , adottata nel 2010 con l’approvazione del documento Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (175 KB) , che rappresenta la presa d’atto della situazione di recessione conclamata in cui vengono a trovarsi nel 2009 gran parte dei paesi dell’Unione, a causa degli effetti della crisi finanziaria innescata negli Stati Uniti tra il 2007 e il 2008.

Obiettivo generale della Strategia di Lisbona 2020 è definire a livello continentale una serie di linee d’intervento tali da mettere in grado i singoli Paesi membri di avviare azioni di contrasto efficace alla situazione recessiva, capaci di contenere gli effetti, anche sociali, che la crisi riversa sull’Europa, e potenzialmente d’innescare locali inversioni di tendenza.

 

Il rafforzamento dell'economia, secondo la Strategia, potrà essere conseguito attraverso il perseguimento di tre priorità generali legate alla promozione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, ovvero:

  • una crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
  • una crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e competitiva;
  • una crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

 

Tutto ciò si traduce in cinque obiettivi da raggiungere entro il 2020, che guideranno il processo e verranno tradotti in obiettivi nazionali, e riguardano l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà:

 

Nel dettaglio, i cinque obiettivi proposti dalla Commissione sono:

 

  • il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;
  • il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;
  • i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);
  • il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;
  • 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

 

Il percorso di riforma delle politiche comunitarie, si concretizza Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (2325 KB), del 17 dicembre 2013 (in corso di elaborazione dal 2011) che interviene modificando e razionalizzando il ricorso ai fondi SIE, e, in particolare, promuovendone una decisa integrazione:

 

Gli Stati membri e le regioni si trovano sempre più spesso ad affrontare sfide relative all'impatto della globalizzazione, a preoccupazioni in merito all'ambiente e all'energia, all'invecchiamento della popolazione e ai cambiamenti demografici, alla domanda di trasformazione tecnologica e innovazione e alla disuguaglianza sociale. In ragione della natura complessa e correlata di tali sfide, le soluzioni sostenute dai fondi SIE dovrebbero essere di carattere integrato, multisettoriale e multidimensionale. In tale contesto, e al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia delle politiche, dovrebbe essere possibile combinare i fondi SIE in modo da creare pacchetti integrati personalizzati in funzione delle esigenze territoriali specifiche”.

 

Redatto un Quadro Strategico Comune (QSC), ogni Stato membro e la Commissione europea condividono, in forma negoziata, uno o più Accordi di partenariato, documento preparato da uno Stato che definisce la strategia e le priorità di tale Stato nonché le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi SIE nei confronti della Strategia dell'UE, e approvato dalla Commissione in seguito a valutazione e dialogo con lo Stato membro interessato.

 

Il Regolamento 1303/2013, al Titolo II ed in seguito nel Quadro di Sviluppo Comune, indica anche gli obiettivi tematici (OT) cui deve tendere la strategia dell'Unione, e che devono orientare l'impiego dei fondi ad ogni livello, e precisamente:

 

  1. rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;
  2. migliorare l'accesso alle TIC, nonché l'impiego e la qualità delle medesime;
  3. promuovere la competitività delle PMI, del settore agricolo (per il FEASR) e del settore della pesca e dell'acquacoltura (per il FEAMP);
  4. sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori;
  5. promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi;
  6. preservare e tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse;
  7. promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete;
  8. promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori;
  9. promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione;
  10. investire nell'istruzione, nella formazione e nella formazione professionale per le competenze e l'apprendimento permanente;
  11. rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un'amministrazione pubblica efficiente.

 

Nell'ambito di questi tematismi-obiettivo, il Quadro Strategico Comune europeo insiste sulla concentrazione tematica nel ricorso ai diversi fondi, in funzione dell'efficacia della spesa, indicando la necessità di procedere con un approccio integrato allo sviluppo territoriale, individuando le priorità in funzione di quelle che vengono sfide territoriali, per sfruttare le possibilità di coordinamento e integrazione tra fonti diverse di finanziamento.

 

Le principali sfide della società cui si trova oggi a far fronte l'Unione, cioè globalizzazione, cambiamenti demografici, degrado ambientale, migrazione, cambiamenti climatici, uso dell'energia, conseguenze economiche e sociali della crisi, sono destinate ad avere impatti differenti sulle diverse parti del territorio dell'Unione e dei singoli Stati membri, secondo le specifiche geografie che dovranno emergere da ciascuna proposta di Accordo.

 

A livello comunitario, vengono individuati tre macro-ambiti tematici e territoriali, ai quali si raccomanda ai Paesi membri di prestare particolare attenzione:

 

"Al fine di tener conto dell'obiettivo della coesione territoriale, gli Stati membri e le regioni garantiscono, in particolare, che l'approccio globale di promozione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nelle aree interessate:

  • rifletta il ruolo delle città, delle zone urbane e rurali e delle zone di pesca e costiere, nonché delle zone che presentano svantaggi geografici o demografici specifici;
  • tenga conto delle sfide specifiche delle regioni ultraperiferiche, delle regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e delle regioni insulari, transfrontaliere e di montagna;
  • si occupi dei collegamenti tra zone urbane e rurali, in termini di accesso a servizi e infrastrutture di elevata qualità e a prezzi abbordabili, e dei problemi delle regioni con una forte concentrazione di comunità socialmente emarginate."